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cento esisteva una «domus fortis», coinvolta negli avvenimenti militari

di quel periodo, ed è probabile che era fosse sorta intorno al 1329 per cu-

ra dei Beccuti – una delle più importanti famiglie della città – come cen-

tro di coordinamento del consistente patrimonio da loro costituito pri-

ma di tale data. Qualche decennio più tardi, infatti, ecco comparire nel-

le mani dei fratelli Beccuti il «castrum et ayrale Luxenti», circondato

da almeno 300 giornate di terra: la preesistente «casa forte» risulta già

«promossa» al rango di

castrum

, non sappiamo se per un effettivo po-

tenziamento della sua consistenza fortificatoria o semplicemente in virtù

di un’esteriore scelta lessicale, che comunque da allora non subisce più

oscillazioni.

Anche qui (come si è visto a

Villanova

e a Drosso) accanto all’abita-

zione fortificata si stende un

airale

con i suoi annessi rustici e, assai ve-

risimilmente, sorgono le abitazioni dei contadini che coltivano il cospi-

cuo patrimonio fondiario. L’analogia con Drosso, assai stretta per l’aspet-

to insediativo e agrario, vale anche sul piano amministrativo poiché le

terre di Lucento, come avveniva per Drosso, pur essendo parte del ter-

ritorio dipendente dalla città di Torino, erano esenti dalla taglia in virtù

della loro originaria appartenenza all’abbazia di San Pietro di Rivalta.

Anche qui la famiglia detentrice riesce a mantenere il privilegio sfrut-

tando a suo vantaggio il particolare clima di insicurezza che caratteriz-

za l’ultimo decennio del

xiv

secolo: le terre politicamente soggette al

principe d’Acaia, e in specie Torino, sono spesso sottoposte alle incur-

sioni della compagnia di ventura di Facino Cane, condottiero al servizio

del marchese di Monferrato e dei Visconti, così che l’esistenza di un pun-

to fortificato periferico come il

castrum

di Lucento, difeso per cura dei

suoi possessori, appare, agli occhi della popolazione urbana impaurita,

come un utile ostacolo «contro coloro che vogliono offendere la città».

Per quanto si tratti di una fortificazione nata con intendimenti del

tutto privati, essa assume dunque una funzione di carattere pubblico, o

almeno come tale viene sapientemente presentata dai proprietari. Nel

1397 i Beccuti riescono infatti a far approvare dal consiglio di Torino

un provvedimento di consistente sgravio fiscale per le terre di Lucento,

con l’occasione accuratamente delimitate; in compenso essi garantisco-

no che il luogo continuerà a essere abitato e che dalla torre del castello

un custode vigilerà in continuazione per lanciare l’allarme nei momen-

ti di pericolo. Il riconoscimento ufficiale di Lucento come avamposto

difensivo della città verrà poco dopo ribadito dal principe d’Acaia il qua-

le concede ai Beccuti la giurisdizione sul castello, sul luogo e sui suoi abi-

tanti dietro il pagamento di un simbolico canone in natura, con esclu-

sione del solo diritto di esercitare l’alta giustizia.

La città e il suo territorio

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