

neggiate prima del 1384 facessero parte di un vero e proprio apparato
difensivo poiché meno di un decennio dopo lo stesso edificio viene sen-
z’altro definito «castrum de Grassis». Sappiamo poi che nel 1435 il suo
proprietario intendeva riscuotervi pedaggio, pretesa – si è osservato –
che «era possibile solo in presenza di strutture forti»
169
.
Nel 1464 il «pallatium sive airale» risultava nuovamente
diruptum
,
ma lo ritroviamo in piena efficienza nel 1488, sempre in mano ai Si-
meoni, che lo qualificavano allora come «ayrale appellatum palacium de
Grassis cum suis muris, stallis, collumbariis et edificiis»
170
, formula che
mette bene in evidenza le sue caratteristiche a un tempo rustiche e for-
tificatorie, quali già risultavano dall’episodio di un secolo prima. Esso
disponeva di una cortina muraria contenente una residenza padronale
(
palatium
) probabilmente anch’essa dotata di qualche elemento difen-
sivo, e di una modesta torre (
columbarium
); le sue funzioni erano però
essenzialmente agricole come attesta, oltre al nome di
airale
, la presen-
za di stalle e di edifici rustici che immediatamente richiamano alla men-
te le bestie bovine a suo tempo illecitamente trasferite, e le
segetes
e i
legumina
sequestrati per ritorsione. L’episodio stesso dimostra inoltre
che le fortificazioni delle grandi aziende rurali periferiche non erano
puramente simboliche e si rivolgevano non solo contro generici perico-
li provenienti da lontano, ma miravano forse, innanzi tutto, a difen-
dersi da nemici vicini e ben noti.
Nel 1415 Vittorio Borgese e i suoi nipoti rivendicano diritti sulle ac-
que che dovevano irrigare certi loro prati posti in Valdocco scorrendo
«per cuniculum ubi dicitur Castellum Bandellorum»
171
. Così come nel
1393 l’
airale
«de Grassis» veniva chiamato
castrum
, la stessa espressio-
ne avrebbe qui indicato un edificio «forte» costruito o posseduto tem-
po prima da una famiglia Bandelli. Analogia di nome richiamerebbe di
per sé analogia di strutture, se non che il «castello» così denominato ri-
maneva allora un puro e semplice nome di luogo, e non risulta più men-
zionato in seguito. Si poteva trattare di una «casa forte» sorta (come
Lucento) su terre ecclesiastiche a nord-ovest della città, in vicinanza del-
la sponda destra della Dora, non registrata a catasto in virtù dell’esen-
zione di cui godeva. Essa avrebbe comunque avuto vita effimera.
La città e il suo territorio
65
169
cibrario
,
Storia di Torino
cit., II, p. 33, nota 18: nel 1393 i confini del territorio comuna-
le verso sud correvano «ultra Sangonum ad ripas subtus castrum de Grassis, usque ad Vallem de
Silis»;
bonardi
,
Castelli e dimore patrizie
cit., p. 298.
170
Ibid.
, p. 298;
benedetto
,
Forme e dinamiche del paesaggio rurale
cit., p. 264, nota 108.
171
ASCT, Nuova 1415, c. 6
r
.