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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
È accostabile per certi aspetti alle due già ricordate l’azienda fortifi-
cata di Viboccone che, come Doasio, sorgeva probabilmente nel sito di
un abitato scomparso
172
ed era dotata di elementi simili all’
airale
«de Gras-
sis». Attestata nel 1349 come semplice
domus
, risulta denominata nel
1363 «cassale in Vico Becono» e posseduta, insieme con 90 giornate di
terra, da quegli stessi fratelli Beccuti che avevano impiantato la signoria
di Lucento. Quarant’anni dopo essi denunceranno un complesso «quod
appellatur palacium Vici Boconi» costituito da muri, edifici e sedimi, cir-
condato da fossati e dotato di accesso privato; le giornate di terra di-
pendenti sono ora salite a circa 250. Le denunce degli anni successivi ri-
velano la presenza di cortili e di tettoie coperte di paglia poste entro e
fuori il recinto, certo indizio, quest’ultimo, di una progressiva espansio-
ne in atto
173
. Se, come è verisimile pensare, le mura e i fossati menzionati
avevano una funzione difensiva, l’insediamento evolutosi da
domus
a
ca-
sale
e poi a
palatium
, era un’azienda fortificata a tutti gli effetti.
Almeno dalla metà del Trecento un altro complesso simile sfruttava
probabilmente il sito di rovine di età antica. Paganino Borgesio acqui-
sta nel 1361 da Franceschino dei Beccuti (ancora loro!) la proprietà «in
loco Vialbis, tam de castro et ayrali quam de possessione», ubicata a si-
nistra della Dora, là dove sappiamo che esisteva in precedenza il «Ca-
stellacium de Vialba». Trent’anni più tardi il possesso è indicato sem-
plicemente come «ayrale cum fossatis et ayra vocatum Vialbe» e com-
prende 150 giornate di terra; nel 1398 esso figura come
cassale
devastato
dalle vicende belliche dell’anno precedente.
Il comune stesso si accolla allora le spese per costruirvi una «torreta si-
ve bicocha» sulla quale disporre una vedetta in tempo di guerra; forse pro-
prio tale costruzione sarà la causa dei reiterati danneggiamenti ancora su-
biti negli anni successivi. Nei primi decenni del Quattrocento, nonostan-
te i lavori di fortificazione eseguiti in nome della pubblica utilità, il
complesso continua a essere indicato quale semplice «ayrale cum foxato,
tecto et ayra» o «domus cum fossale, ayra et tecto»; solo intorno alla metà
del secolo, quando passerà nelle mani della famiglia Scaravelli e si molti-
plicherà la superficie delle terre annesse, si comincia a parlare di «pala-
cium cum cassinis», di «grangia nuncupata Vialbre» e poi di «cassina Vial-
bre», che torna a essere descritta nel 1488 come palazzo «cum suis cassi-
172
Cfr. oltre, p. 89, testo corrispondente alle note 266-67.
173
Rispettivamente:
pascale
,
Fisionomia territoriale
cit., p. 245; ASCT, Coll. V, Estimo
dell’anno 1363, n. 1030, Nuova, c. 33
r
;
benedetto
,
Forme e dinamiche del paesaggio rurale
cit., p.
248;
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit
.
, pp. 101-2.