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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
Il caso di Lucento, sia per la struttura dell’azienda e per le dimen-
sioni fondiarie, sia per la posizione ai margini di un territorio comuna-
le, ha un preciso riscontro con le «motte» sorte nel distretto di Carma-
gnola e con la Motta dei Trucchietti nei pressi di Pinerolo
159
, i cui de-
tentori tendono a rendersi autonomi dai rispettivi comuni provocando
le loro tardive rivendicazioni. Nell’agosto del 1398 i Beccuti compiono
però un passo che mira a collocare la loro azienda a un livello superiore,
allineandola a un vero e proprio castello, non solo come centro di pote-
re signorile, ma anche come luogo abitato. Essi si propongono, cioè, di
incrementare la popolazione di Lucento mediante la concessione di fran-
chigie.
I sette capifamiglia già residenti, e quanti altri accetteranno di abi-
tarvi giurando fedeltà ai signori, saranno esenti da obblighi militari e
fiscali, verranno dotati di 30 giornate di terre in parte incolte, che po-
tranno valorizzare facendo sorgere
ex novo
vigne e prati; esse sono gra-
vate da un censo parte in natura e parte in denaro, pur rimanendo i
concessionari liberi di alienarle a loro piacimento. In compenso gli uo-
mini dovranno prestare
corvées
di guardia e di manutenzione al castel-
lo e al ponte sulla Dora, e obbligatoriamente servirsi dei forni, dei mu-
lini e degli impianti idraulici gestiti dai signori. Costoro forniranno inol-
tre a ciascuno orto, canapaia e un’area coperta posta all’interno del
ricetto del castello, garantiranno la messa in atto di servizi religiosi, lo
scavo di un canale d’irrigazione e la possibilità di creare un’organizza-
zione comunitaria. Il progetto contemplava, in sostanza, la costituzio-
ne di un consistente centro abitato rurale indipendente dalla città e con
ampie possibilità di futuro sviluppo economico.
Le previsioni furono puntualmente rispettate poiché nel corso del se-
colo successivo i possessi dei Beccuti ebbero un rapido incremento giun-
gendo dalle 300 giornate del 1363 a oltre 700 nel 1442, insieme con una
rilevante crescita delle aree a prato irriguo consentita dalla creazione di
nuove derivazioni dalla Dora. Si trattava però di un’organizzazione agri-
cola – come si è giustamente osservato – «caratterizzata da un sostan-
ziale arcaismo»: mentre in altre zone d’Italia si era ormai avviati verso
le concessioni in mezzadria e all’affitto poderale, si assiste qui a una spe-
cie di riviviscenza del sistema curtense altomedievale
160
.
Dal punto di vista delle strutture insediative Lucento tendeva intan-
to a mettersi in linea con i villaggi piemontesi di più antica tradizione, che
si presentavano allora normalmente agglomerati attorno al castello, al «ri-
159
Cfr.
settia
,
Tra azienda agricola e fortezza
cit., p. 52.
160
L’osservazione è di
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit
.
, p. 110.