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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
Il mutamento viene cronologicamente dunque a coincidere con il pas-
saggio della grangia di Drosso da Staffarda a mano privata: nel 1334,
infatti, l’abbazia, da tempo in crisi, fu costretta ad alienare quella sua
dipendenza al torinese Corrado di Gorzano, in grado di sborsare la co-
spicua somma di 12 000 fiorini d’oro; solo tre anni dopo i suoi figli, per
lo stesso prezzo, cedettero Drosso ai Vagnoni signori di Trofarello, gli
stessi che nel 1339 dovettero riconoscerne la dipendenza da Torino
143
.
In una serie di deposizioni relative al territorio di Drosso messe per
iscritto al tempo di Giacomo d’Acaia, un teste ricorda bene il tempo in
cui il luogo apparteneva ancora a Staffarda e il successivo passaggio ai
Gorzano. «Interrogatus ubi est ipse Burgaratus», egli risponde che si
trova oltre il Sangone presso Stupinigi precisando inoltre che suo padre,
già camparo in quei luoghi per il comune di Torino, aveva fatto costruire
una casa «in Burgo Rato» per conto dei monaci di Staffarda, in modo
da poter meglio difendere contro gli uomini di Stupinigi, i possessi di
Drosso posti al di là del fiume. Interrogato poi «dove comincia Borga-
retto e dove finisce» risponde enigmaticamente che esso «comincia nei
possessi di Drosso oltre Sangone e finisce nei possessi di Drosso»
144
. La
circostanza apparirebbe quanto mai opportuna per fornire almeno un
cenno alla preesistenza di
Villanova
e al mutamento intervenuto tra es-
sa e Borgaretto, problema di cui invece non si fa parola.
Se a metà del
xiv
secolo non se ne conservava già più memoria che
cosa era dunque avvenuto di
Villanova
e del suo castello? La loro pura
e semplice cancellazione – nel nome se non nei fatti – sarà probabilmente
da connettere con la comparsa di una nuova fortificazione a Drosso. Se-
condo le testimonianze già citate i Vagnoni modificarono le strutture
dell’antica dipendenza cistercense, sino allora indicata come
mansio
,
grangia o domus
, facendola «domificare prout et sicut est»; provvidero,
cioè, a fortificare il luogo. Il fatto si sarebbe verificato intorno al quar-
to decennio del Trecento, come attestano le strutture murarie tuttora
esistenti, per quanto la menzione esplicita di un castello non compaia
nei documenti prima del 1422
145
.
143
bonardi
,
Castelli e dimore patrizie
cit., p. 271;
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit
.
, p. 127.
Il documento del 1339 è citato alla nota precedente.
144
ASCT, Carte Sciolte, n. 3052, fascicolo cartaceo con carte numerate da CLXXXXI a
CCXLV, contenente testimonianze senza data, ma con allusione a «dominus Iacobus de Sabaudia
qui nunc est»; esso è probabilmente da datare al 1352, anno in cui si disputò un’accesa contro-
versia fra Torino e Moncalieri (cfr.
gabotto
,
Inventario
cit., docc. 1049 sgg., specialmente nn.
1074-91), cc. 199
r
, 201
r
; cfr. anche
bonardi
,
Castelli e dimore patrizie
cit., pp. 271-72.
145
Rispettivamente: ASCT, Carte Sciolte, n. 3052 (citato alla nota precedente), c. 200
r
; per
la definizione di grangia cfr. sopra, nota 130 e Carte Sciolte, n. 3038 (21 maggio 1334): l’abate di
Staffarda vende a Corrado di Gorzano la «grangia Droxii cum omnibus domibus, officinis, casis»;