

Solo nel primo decennio del secolo successivo, per interessamento di
Ludovico, l’ultimo principe d’Acaia, il castello mutò profondamente la
sua struttura: nuovi imponenti lavori raddoppiarono l’edificio costrui-
to a suo tempo da Filippo e solo allora comparvero le due nuove torri
poligonali rivolte verso il Po che gli diedero l’aspetto conservato, su que-
sto lato, sino ai nostri giorni. Nella direzione opposta si provvedeva con-
temporaneamente ad allargare la piazza: il castello così rinnovato sarà
sede nel corso del Quattrocento di una vita cortese più intensa e di un
apparato burocratico in continuo incremento avviandosi a divenire uno
dei poli di attrazione della città
118
.
(
a. a. s.
)
3.
Modelli insediativi periurbani.
Nella prima età medievale l’insediamento per piccoli villaggi – il mo-
dello di
habitat
allora più diffuso – interessò solo marginalmente il ter-
ritorio torinese. La vasta Campagna che circondava per tre lati la città
era infatti per sua natura priva di ogni popolamento e i tentativi di sta-
bilirvi piccoli abitati fallirono lasciando solo labili tracce toponimiche e
archeologiche. Là dove esistevano i villaggi l’organizzazione curtense
apre la strada alla formazione di un modesto insediamento intercalare,
e dal
x
secolo in poi comincia la costruzione di castelli, fenomeno dal
quale rimane però esclusa l’area collinare torinese. Nei secoli successivi
gli abitati fortificati tendono ad assorbire i villaggi sprovvisti di prote-
zione mentre i castelli, evoluti a dimore signorili, vengono in parte so-
stituiti nella loro funzione difensiva dai «ricetti» accanto ai quali si for-
mano gli «airali».
Sviluppi originali si hanno ora anche nella Campagna dove si in-
crociano due ordini di fenomeni: da un lato la creazione di aziende for-
tificate che, là dove possono disporre di condizioni favorevoli, si svi-
luppano seguendo l’esempio del castello con villaggio; si attiva intanto
la tendenza a trasferire le cellule rustiche – esistenti all’interno della
città insieme con le abitazioni civili – prima nell’immediato spazio su-
burbano e poi sui poderi che le famiglie cittadine hanno acquisito nel-
la Campagna:
domus
,
tecta
e
airalia
vengono così estendendosi sempre
più lontano dalle mura cittadine e in una trama via via sempre più fit-
ta. Per necessità contingenti, un certo numero di tali edifici deve do-
La città e il suo territorio
49
118
rondolino
,
Il castello
cit., pp. 8-17;
bonardi
,
Dai catasti al tessuto urbano
cit., pp. 63, 66,
76, 101-3, 172, 188-89.