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Altri mattoni vengono tagliati su misura in agosto e in settembre per

allestire le scale della torre che ha raggiunto il primo piano. I muratori

possono d’ora in poi procedere più speditamente («murare ad deste-

sium»). All’inizio di novembre anche la base della seconda torre viene

riempita di terra, si pongono in opera i perni della porta e dal 12 no-

vembre si mura «ad destesium» tanto che in dicembre è necessario di-

sporre dei mattoni per le scale. Fra le due nuove torri nasce un vano can-

tinato e intanto si provvede «ad coperiendummuros novos de maonis»

103

,

cioè, probabilmente, a rivestire le murature con un paramento esterno di

mattoni a vista. Altri laterizi servono per le volte della cantina e per i pi-

lastri della sala. Alla fine di dicembre si pensa al legname tanto per il sof-

fitto della «sala inferiore» quanto per i primi due piani delle torri, e il 19

gennaio 1319 i carpentieri sono intenti ad allestire le travature del pri-

mo e del secondo piano della sala, poste in opera il 15 febbraio

104

.

Soltanto durante l’estate di quell’anno si giunge alle coperture per le

quali occorre legname di grandi dimensioni non facile da reperire. Si è

in specie esigenti per il soffitto «sopra la camera del principe», ma oc-

corrono anche travi «super merlos in copertura» e «ad opus caseamen-

ti», per la «domus castri» e per i restanti piani alti delle torri. La co-

struzione non è ancora giunta a termine nell’inverno fra 1319 e 1320:

all’interno si lavora ai «pilastri sotto la sala del castello»

105

anche se, nel-

le sue grandi linee, esso è ormai in piedi. I conti non permettono co-

munque di stabilire quanto tempo debba ancora passare perché l’edifi-

cio sia pronto per essere abitato.

Un elemento deve comunque essere sottolineato: il nuovo castello

non sostituisce integralmente il vecchio e il risultato finale sarà la giu-

stapposizione dei due manufatti. È certo anzi che il castello preesistente

rimase in funzione durante il non breve periodo dei lavori poiché, pro-

prio negli anni 1317-18, si mantengono ivi «ladroni e malandrini» e nel

febbraio 1319, mentre perdura l’attività costruttiva, il vicario del prin-

cipe roga un suo atto «in castro porte Fibellone»

106

. Ancora dopo un

La città e il suo territorio

45

103

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castello di Torino

cit., rispettivamente pp. 101, 165-66

(mattoni per le scale), 158-60 («murare ad destesium», su tale espressione cfr.

settia

,

Un castello

a Torino

cit., p. 24), 108 (riempimento), 112 («caneva intus ambas turres novas»; paramento).

104

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castello di Torino

cit., rispettivamente pp. 166 (volte e

pilastri), 115 (solai delle torri), 116, 118, 120, 145 (travature e solai delle sale).

105

Ibid.

, rispettivamente pp. 124, 131 (per la «camera domini»), 126 («super merlos»), 128

(«ad opus caseamenti»), 160 (sala). Per l’intera attività di costruzione documentata e i problemi

interpretativi da essa posti cfr.

ibid.

, Introduzione, pp. 12-27;

arduino

,

«Castrum in castro»

cit.,

pp. 28-35;

settia

,

Un castello a Torino

cit., pp. 22-26.

106

Rispettivamente:

telluccini

,

Il palazzo Madama

cit., p. 22 e

b. fissore

(a cura di),

I pro-

tocolli di Tedisio vescovo di Torino

, Torino 1969 (BSSS, 187), p. 280, doc. 225 (6 febbraio 1319).