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Nel 1317 Filippo d’Acaia esercitava la sua signoria su Torino da ol-

tre vent’anni, perché dunque – è lecito domandarsi – egli pensò proprio

allora al rinnovamento e al potenziamento del castello? Manca ogni pos-

sibilità di rispondere in modo esplicito: si può certo, in generale, rico-

noscere l’utilità di poter disporre, durante i suoi periodi di permanenza

in città, di una residenza più sicura della precedente, benché – come si

è visto – manchi ogni testimonianza di situazioni pericolose cui il prin-

cipe avesse dovuto sottostare.

Non si conoscono neppure pericoli esterni che in quel momento mi-

naccino da vicino la città. Sin dal 1310, dopo la guerra per la successio-

ne di Monferrato, Filippo è in pace con il marchese Teodoro Paleologo,

schierato anzi con lui contro gli Angioini attivi, per ora, solo nell’Asti-

giano e nel Piemonte meridionale, zone sulle quali si concentrano gli

sforzi militari di Filippo d’Acaia

84

. Il perdurante accordo con il marchese

favorisce incidentalmente l’impiego, nella costruzione del nuovo castello,

di maestri e di operai provenienti appunto da Casale e dal Monferrato

85

.

È da escludere inoltre, per la stessa qualità dell’opera intrapresa, che

con essa si intendesse dotare Torino di «un caposaldo difensivo contro

le scorrerie nemiche»

86

che, se per allora, improbabili, erano pur sempre

prevedibili in futuro. L’edificio progettato, per sua struttura e disposi-

zione, non solo appare poco significativo sotto l’aspetto militare ma –

proprio come teorizzerà in seguito l’Alberti – risulta semmai rivolto con-

tro la città piuttosto che costruito in sua difesa.

È quindi ragionevole pensare a una decisione presa non sotto la pres-

sione di necessità contingenti, ma nel quadro di un piano più generale

di miglioramento delle strutture edilizie perseguito dal principe nell’in-

sieme dei suoi domini. Esso comincia con le notevoli spese sostenute nel

1295 e poi nel 1317 per lavori nel castello di Pinerolo, prosegue con la

costruzione della «casa forte» di Torino fra 1317 e 1320, e con la co-

struzione di nuove fortezze a Bricherasio (1324) e a Fossano (1324-27),

alle quali si può aggiungere la

bastita

allestita nel 1325 «in Molari de

Liximonte» sopra Susa; un piano di ampio respiro nel quale rientrano

anche gli interventi del principe sull’assetto del popolamento rurale

87

.

La città e il suo territorio

39

84

Cfr.

f. gabotto

,

Storia del Piemonte nella prima metà del secolo

xiv

(1292-1349)

, Torino

1894, pp. 78-100;

id

.,

Asti e la politica sabauda

cit., pp. 344-74.

85

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castello di Torino

cit., pp. 28-29;

settia

,

Un castello a

Torino

cit., pp. 27-30.

86

Come pensano

monetti

e

ressa

,

La costruzione del castello di Torino

cit., p. 9.

87

Rispettivamente:

gabotto

,

Asti e la politica sabauda

cit., pp. 136, 345-46, 426;

g. falco

,

Sulla costruzione del castello di Fossano (1324-1332)

, in

Fonti e studi di storia fossanese

, Torino 1928,

pp. 179-208;

r. comba

,

Il costo della difesa. Investimenti nella costruzione e manutenzione di castelli