

686
Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
Con la sequenza dei
Prodi
e delle
Eroine
, con la parete dedicata alla
Fontana di Giovinezza
, si visualizzerà un tipo di iconografia cara agli
arazzi, una cultura a livello europeo, dove gli elementi del gotico corte-
se erano alternati agli esempi di Jean Bapteur, sperimentati nell’area cor-
tese dell’
entourage
di Ludovico di Savoia e di Anna di Cipro.
Come regista delle feste ducali, per gli spettacoli e i tornei progetta-
ti per sollevare il clima che si andava creando a Ripaille, Bapteur aveva
escogitato costumi, bandiere e stendardi, descritti con grande attenzio-
ne, come arredi suntuari di alta rappresentanza; un materiale prezioso
che trova confronti aderenti con i costumi che entravano negli affreschi,
primi fra tutti gli
Eroi
e le
Eroine
della Manta.
E se gli arazzi e questi manufatti, voluti a corte da Ludovico di Sa-
voia, sottolineavano un carattere d’utilità pratica e il risvolto di uno
sta-
tus symbol
politico, è chiaro come fosse altrettanto ricercato l’orizzon-
te della bellezza, dell’eleganza estrema, coltivata con sicuri aggiorna-
menti nella stessa sfera quotidiana, esibita negli ambienti della corte
sabauda e delle castellanie vicine.
In questa situazione di cultura aggiornata, le arti si muovevano su
binari diversi nel passaggio di potere da Amedeo VIII al figlio Ludovi-
co di Savoia, sostenuto da Anna di Cipro. Gli anni di Amedeo VIII
emergevano segnati dalla convinzione ossessiva che vedeva l’autorità e
il potere religioso pronti a risolvere le fila intrecciate di un programma
politico ultra-ambizioso, cementato con i rapporti stretti con l’ordine
antoniano e la loro attiva propaganda a favore delle «opere» destinate
ai malati e ai pellegrini. In parallelo aveva trovato spazio la meditazio-
ne su testi escatologici come l’Apocalisse.
alla Manta con una lucida sottolineatura celebrativa, per cui cfr.
griseri
,
Jaquerio e il realismo go-
tico
cit., pp. 88, 150-54. Un appoggio a questo ambito celebrativo viene dal capitolo affrontato da
l. c. gentile
,
L’immaginario araldico nelle armi dei prodi e delle eroine
, in
carità
(a cura di),
Le ar-
ti alla Manta
cit., pp. 103-7.
Il problema delle datazioni continua ad essere al centro tanto per gli affreschi del cantiere, la-
vorati in rapporto a Bapteur (ad esempio al castello della Manta, per la parete della
Fontana di gio-
vinezza
), come per quelli della bottega (in San Sebastiano a Pecetto, circa il 1440-50), a cui è sta-
to riferito il
San Biagio
, su tavola, Avigliana, casa parrocchiale, già attribuito a Jaquerio, di qualità
anche più alta rispetto alla tavola con il
Cristo crocifisso, tra Maria e Giovanni
ora a Moncalieri, ospe-
dale, in parallelo ai capitoli legati alle vicende di committenze decisive, ed è il caso degli affreschi
del castello di Fenis, sostenuti dalla famiglia Challant, per cui cfr.
a. lange
,
I conti della costru-
zione del castello di Fenis e le vicende della famiglia Challant: per una datazione degli affreschi
, in
ca-
stelnuovo
e
romano
(a cura di),
Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale
cit., pp. 58-70. Un ca-
pitolo a sé stante, per buona parte legato all’autografia di Jaquerio e a suoi aiuti di grande levatu-
ra, è in San Pietro a Pianezza con
Storie del santo
,
Il Cristo crocefisso, la Vergine e san Giovanni
, oltre
a un
San Michele
. Di altra mano, e di altro momento cronologico più precoce, è l’affresco a Lanzo
con
La Madonna, il Bambino Benedicente e San Giovanni Evangelista
, per cui cfr. il materiale ico-
nografico in
castelnuovo
e
romano
(a cura di),
Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale
cit.