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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

Con la sequenza dei

Prodi

e delle

Eroine

, con la parete dedicata alla

Fontana di Giovinezza

, si visualizzerà un tipo di iconografia cara agli

arazzi, una cultura a livello europeo, dove gli elementi del gotico corte-

se erano alternati agli esempi di Jean Bapteur, sperimentati nell’area cor-

tese dell’

entourage

di Ludovico di Savoia e di Anna di Cipro.

Come regista delle feste ducali, per gli spettacoli e i tornei progetta-

ti per sollevare il clima che si andava creando a Ripaille, Bapteur aveva

escogitato costumi, bandiere e stendardi, descritti con grande attenzio-

ne, come arredi suntuari di alta rappresentanza; un materiale prezioso

che trova confronti aderenti con i costumi che entravano negli affreschi,

primi fra tutti gli

Eroi

e le

Eroine

della Manta.

E se gli arazzi e questi manufatti, voluti a corte da Ludovico di Sa-

voia, sottolineavano un carattere d’utilità pratica e il risvolto di uno

sta-

tus symbol

politico, è chiaro come fosse altrettanto ricercato l’orizzon-

te della bellezza, dell’eleganza estrema, coltivata con sicuri aggiorna-

menti nella stessa sfera quotidiana, esibita negli ambienti della corte

sabauda e delle castellanie vicine.

In questa situazione di cultura aggiornata, le arti si muovevano su

binari diversi nel passaggio di potere da Amedeo VIII al figlio Ludovi-

co di Savoia, sostenuto da Anna di Cipro. Gli anni di Amedeo VIII

emergevano segnati dalla convinzione ossessiva che vedeva l’autorità e

il potere religioso pronti a risolvere le fila intrecciate di un programma

politico ultra-ambizioso, cementato con i rapporti stretti con l’ordine

antoniano e la loro attiva propaganda a favore delle «opere» destinate

ai malati e ai pellegrini. In parallelo aveva trovato spazio la meditazio-

ne su testi escatologici come l’Apocalisse.

alla Manta con una lucida sottolineatura celebrativa, per cui cfr.

griseri

,

Jaquerio e il realismo go-

tico

cit., pp. 88, 150-54. Un appoggio a questo ambito celebrativo viene dal capitolo affrontato da

l. c. gentile

,

L’immaginario araldico nelle armi dei prodi e delle eroine

, in

carità

(a cura di),

Le ar-

ti alla Manta

cit., pp. 103-7.

Il problema delle datazioni continua ad essere al centro tanto per gli affreschi del cantiere, la-

vorati in rapporto a Bapteur (ad esempio al castello della Manta, per la parete della

Fontana di gio-

vinezza

), come per quelli della bottega (in San Sebastiano a Pecetto, circa il 1440-50), a cui è sta-

to riferito il

San Biagio

, su tavola, Avigliana, casa parrocchiale, già attribuito a Jaquerio, di qualità

anche più alta rispetto alla tavola con il

Cristo crocifisso, tra Maria e Giovanni

ora a Moncalieri, ospe-

dale, in parallelo ai capitoli legati alle vicende di committenze decisive, ed è il caso degli affreschi

del castello di Fenis, sostenuti dalla famiglia Challant, per cui cfr.

a. lange

,

I conti della costru-

zione del castello di Fenis e le vicende della famiglia Challant: per una datazione degli affreschi

, in

ca-

stelnuovo

e

romano

(a cura di),

Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale

cit., pp. 58-70. Un ca-

pitolo a sé stante, per buona parte legato all’autografia di Jaquerio e a suoi aiuti di grande levatu-

ra, è in San Pietro a Pianezza con

Storie del santo

,

Il Cristo crocefisso, la Vergine e san Giovanni

, oltre

a un

San Michele

. Di altra mano, e di altro momento cronologico più precoce, è l’affresco a Lanzo

con

La Madonna, il Bambino Benedicente e San Giovanni Evangelista

, per cui cfr. il materiale ico-

nografico in

castelnuovo

e

romano

(a cura di),

Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale

cit.