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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

Era chiaro che Jaquerio attingeva direttamente agli innesti del dialetto,

introdotto nella lingua internazionale figurativa, senza sminuirla, dan-

dole anzi altra forza inventiva, sottolineata con il segno del realismo

225

.

I l cant i ere di Jaquer io: un prof i lo vas to, a lunga durata .

Non è difficile riconoscere, dal 1440 al 1470, prima del crescere del-

la scuola, un ampio emergere del cantiere fissato da Jaquerio. Erano in-

fatti due aree diverse. Il cantiere era pronto a procedere trafficando di-

rettamente con i cartoni del maestro, e lo riconosciamo a Ranverso, nel-

la stessa cappella di San Biagio, di fronte agli affreschi documentati nel

1450 grazie una donazione di Ludovico di Savoia

226

. Le

Storie del santo

sono svolte al rallentatore, in un formato naturale, pronto a fissare mi-

racoli e riti; la barca rovesciata, il bambino liberato dalla spina, la be-

nedizione degli animali, sono accomunati alla realtà, nel clima voluto

dagli Antoniani e dalla loro liturgia naturale. Il riflesso è chiaro nella

pittura e nei documenti, che ci introducono a Ranverso nella parte con-

sistente delle stalle, tra capre, mucche e maiali, valutati come beni es-

senziali ai programmi della precettoria

227

.

In parallelo alla pittura, Jaquerio lavorava alla scultura lignea. In più

d’un caso si era assestata in questo senso una vera e propria maturazio-

ne del segno dell’affresco. Nel 1429 un pagamento si riferisce alla poli-

cromia per la statua di una

Santa Vergine

, per la cappella di Nôtre Da-

me, dei Maccabei

228

. Altre sculture ritrovate in anni moderni offrono

rapporti strettissimi con le figure jaqueriane presenti negli affreschi di

San Pietro a Pianezza, o addirittura con la

Madonna

e il

San Giovanni

affrescati nella

Crocifissione

nell’oratorio di Jean de Montchenu, a Ran-

verso

229

.

Il sistema iconografico programmato da queste immagini sottolinea

come gli anni del ducato di Amedeo VIII avessero sostenuto le arti e i

mestieri con diverse alternative; era chiara una circolazione di cultura

che caratterizzava stili e repertori iconografici, con attenzione alla par-

te lombarda viscontea ma anche a quella boema, ai maestri del duca di

Berry, tra cui Jacquemart de Hesdin e il cosiddetto Jaques Daliwe uti-

225

L’ottica del realismo è stata sottolineata da

griseri

,

Jaquerio e il realismo gotico

cit. e da

g.

testori

, recensione alla mostra del 1979, in «Corriere della Sera», 22 aprile 1979.

226

Cfr.

griseri

,

Jaquerio e il realismo gotico

cit., p. 117.

227

Cfr.

ceresa

e

salamone

,

Le voci degli inventari

cit., e

ceresa

,

Documenti per la Precettoria di

Ranverso fra

xiv

e

xv

secolo

cit., pp. 303-18.

228

Cfr.

castelnuovo

,

Pour une histoire dynamique

cit., pp. 31-32, con bibliografia precedente.

229

Cfr.

griseri

,

Jaquerio e il realismo gotico

cit., fig. 84.