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Le stesse recensioni al volume dedicato nel 1965 a Jaquerio e ai te-

mi del realismo gotico hanno offerto l’occasione per discutere gli orien-

tamenti del gotico internazionale in Piemonte negli anni del ducato di

Amedeo VIII. Va segnalato a questo riguardo l’intervento analitico di

Maria Grazia Paolini

212

, che ha verificato i rapporti intercorsi tra Sa-

voia, Borgogna, Francia, Svizzera, Lombardia e Verona aggiungendo

ai dati offerti dalla bibliografia precedente annotazioni importanti, ad

esempio per i confronti fra le tipologie dell’architettura presente ne-

gli affreschi di Sant’Antonio di Ranverso e i modelli qualificati dal

Li-

bretto degli Anacoreti

attribuito a Michelino da Besozzo, o per il nes-

so decisivo fra le scene di Abondance e le riprese che a Ranverso emer-

gono non solo nella cappella con le

Storie della Vergine

, ma anche nei

bordi geometrici della cappella di San Biagio. Sul capitolo protagoni-

sta di Abondance, la Paolini ha ampliato l’orizzonte orientandolo con

accenni precisi verso Gregorio Bono e il suo «giottismo seneseggian-

te», che trovava spunti nell’ambiente avignonese, in particolare nelle

scene della cappella di San Marziale. Con altre indicazioni preziose,

ha sottolineato i rapporti con la scultura borgognona, per il tipo delle

Deposizioni

jaqueriane, e per i temi presenti negli affreschi del castel-

lo della Manta, confermando gli agganci con gli arazzi dell’area germa-

nica e borgognona.

Con una cultura diramata, Jaquerio procedeva su una strada auto-

noma rispetto al gotico cortese. È un grado evidente nelle

Storie della

Vergine

, nel breve inserto dell’

Annunciazione

, che emerge come una del-

le prime opere del pittore, un pensiero di puro gotico, databile ad evi-

denza in anni precedenti la grande parete con la

Madonna in trono

. Lo

precisa il documento del 1406 e alla pari il segno falcato del manto, l’ele-

ganza siglata dell’azzurro intenso, unico ornamento il risvolto in lino

bianco che incornicia lo scollo; la scelta della sedia gotica, le strutture

in pietra serena, nello spazio minimalista della stanza, hanno lo stesso

taglio delle nervature del trono protagonista nell’iconografia riservata

alla Madonna nell’abside; altri dati autentici, in questa scena, la luce ve-

ra, centrata sul vaso prezioso con i gigli in primo piano, e ancora, altro

polo luminoso, la fronte di Maria, un profilo jaqueriano esatto, siglato

dai capelli biondi naturali. Si riconosceranno in altre sante a Ranverso

e ancora, passando al castello della Manta, nella sequenza delle

Eroine

e nella

Madonna del latte

213

.

Nella stessa cappella di Ranverso, si riconosce nella

Dormitio Virgi-

La vita e le istituzioni culturali

677

212

m. g. paolini

, in «The Art Bulletin», dicembre 1968, pp. 380-84.

213

Cfr.

g. carità

(a cura di),

Le arti alla Manta

, Torino 1992.