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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

strerà il citato frontespizio della traduzione del

De doctrina dicendi et ta-

cendi

di Albertano da Brescia, ora conservato a Bruxelles, nella Biblio-

teca Reale. Ancora il sant’Antonio sarà presente nel

Libro d’ore

di Lu-

dovico di Savoia, databile verso il 1450, accanto a san Michele e a san

Ludovico, a illustrare la preghiera presa dalla di

Vita

del monaco: «Vox

de coelo ad Antonium facta est dicens quoniam viriliter dimicasti ecce

ego tecum sum et faciam te in toto orbe nominari». L’ottica politica si

agganciava all’iconografia religiosa e alle sue dignità, ma anche alla de-

vozione attiva, suggellata con il piedistallo ducale. Si distingueva l’at-

tenzione di Amedeo VIII tanto per le immagini riservate alla corte co-

me per il repertorio destinato alla diffusione riservata al territorio del

ducato.

Più d’un progetto per l’architettura, procedeva a Ranverso con i la-

vori intrapresi nell’abbazia di Vienne; per la precettoria erano stati av-

viati importanti rinnovamenti nel 1406, «in dicta ecclesia et domo», e

i documenti ricordano «fuerunt facte nove picture in presbiterio circa

magnum altare et in cappella beate Marie, Sancti Blasii et Beate Ma-

rie Magdalenes. Item quatuor vetrerie vitree»

209

. Questi documenti

orientano nella precettoria di Ranverso verso le pitture della cappella

con le

Storie della Maddalena

, giustamente datate da Enrico Castelnuovo

al 1395 circa, con un significativo riferimento a Pietro da Milano, at-

tivo ad Avigliana dal 1392-95

210

.

Risultano chiari in questi affreschi gli scambi con il gotico lombar-

do, nelle riprese dei profili appuntiti, nei costumi cortesi che rimanda-

no alle miniature viscontee.

Altri passaggi, nello stesso documento, indirizzano verso la cappella

«Beate Marie», ultima a sinistra, presso il presbiterio, dove gli affreschi

con le

Storie della vita della Vergine

, nelle scene della

Natività

e nell’

Ado-

razione dei pastori

, sottolineano i risultati emersi nel ciclo affrescato ad

Abondance, in parallelo ancora all’ottica giottesca, penetrata per tem-

po in Lombardia, evidente ad esempio negli affreschi del castello di Mon-

tiglio. Di fronte a questi scambi si è aperta la discussione sulla cultura

di Jaquerio, un folto capitolo cresciuto dagli anni 1960, con riprese so-

stenute dalla mostra del 1979

211

.

209

I documenti sono stati commentati nei contributi riuniti in

griseri

(a cura di),

Theatrum

Mauritianum

cit., e in particolare in «Studi Piemontesi»,

xxiii

(1994), fasc. 2, pp. 289-302.

210

Cfr.

e. castelnuovo

,

Appunti per la storia della pittura gotica in Piemonte

, in «Arte Antica

e Moderna»,

xii-xvi

, pp. 97-111.

211

Cfr.

castelnuovo

e

romano

(a cura di),

Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale

cit.; il

riferimento è al contributo di

castelnuovo

,

Giacomo Jaquerio e l’arte nel ducato di Amedeo VIII

cit., pp. 30-57, e alla fortuna critica riunita da

griseri

,

Ritorno a Jaquerio

cit., pp. 3-29.