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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
dature fastose per i cavalli, presenti per quelle occasioni di «momeries,
estremets et funerailles», con varianti di decori per panni, velluti, da-
maschi, lini, ma anche carte, trattate con coloriture suntuarie, il rosso
e l’azzurro Savoia, l’argento e il giallo oro
204
.
Per questi lavori Bapteur aveva attrezzato un cantiere che era un ve-
ro e proprio laboratorio; qui, come regista, era affiancato da maestran-
ze di origini diramate: i documenti ricordano Jean de Lache di Losan-
na, Jean de Maitre Jacques, forse figlio naturale di Jaquerio, Maitre He-
nocin, mastro vetraio, Jean de la Roche e Jean de Metz di Lione, Pierre
de Genève, Domenico di Venezia e ancora Peronet Lamy.
L ’ i nne s t o d i una cu l t u r a d i r ama t a con J aque r i o a
Ranve r so .
Le presenze degli artisti sostenuti dalla committenza ducale aveva-
no inciso nel panorama artistico confluito a Torino negli anni di Jaque-
rio, attivo con il suo cantiere nella precettoria di Sant’Antonio di Ran-
verso, sulla strada di passo nella valle di Susa, dipendente dalla grande
abbazia di Saint-Antoine en Viennois nel Delfinato, a sud di Lione
205
.
Ranverso era il punto di riferimento per i viaggiatori delle grandi vie
dei pellegrinaggi che affrontavano i passi alpini del Moncenisio e del Mon-
ginevro. E a Ranverso l’ordine ospedaliero degli Antoniani puntava all’ac-
coglienza e alla cura dell’erpete zoster, il così detto «fuoco di Sant’An-
tonio», una realtà endemica, in anni di carestie e di malattie legate all’er-
gotismo dilagante ad ampio raggio, accanto ad altri segni, compresa la
«grosse verole», ad andamento crescente dalla fine del
xv
secolo
206
.
La chiesa e l’ospedale erano a Sant’Antonio di Ranverso un tutto
unico, fissato con un sistema robusto di architettura gotica, con ghim-
berghe rivestite da formelle in terracotta, decorate con i motivi natura-
li delle ghiande, in riferimento al cibo del maiale che forniva con il gras-
204
Cfr.
ead.
,
New Light on Bapteur and Lamy
cit., pp. 517-18, 521, 526, 529-35.
205
Per la precettoria di Sant’Antonio di Ranverso e l’ordine degli Antoniani cfr.
i. ruffino
,
Le
origini della Precettoria Antoniana di S. Antonio di Ranverso
, in «BSBS»,
l
(1952), pp. 25-51;
id
.,
Stu-
di sulle precettorie antoniane piemontesi: S. Antonio di Ranverso nel sec.
xiii
,
ibid.
,
liv
(1956);
id
.,
Fondo Archivistico-Bibliografico per la storia ospedaliera antoniana
, in «Archivio Arcivescovile di To-
rino», Torino 1980;
a. griseri
,
Le vie dei pellegrinaggi e il segno degli antoniani
, in
Dal Piemonte all’Eu-
ropa: esperienze monastiche nella società medievale
(Atti del congresso storico subalpino), Torino 1988;
m. piccat
,
Il segno del Tau: fonti e varianti dell’iconografia antoniana
,
ibid.
;
a. griseri
(a cura di),
TheatrumMauritianum. Viaggio attraverso i beni artistici dell’Ordine Mauriziano. Sant’Antonio di Ran-
verso, Abbazia di Staffarda
, Milano 1992;
ead
.,
Sacro/Profano
cit., pp. 289-302;
c. ceresa
e
f. salamone
,
Le voci degli inventari
, in
griseri
(a cura di),
TheatrumMauritianum
cit., pp. 302 sgg., con riferimenti ai do-
cumenti in Archives départementales du Rhône, Lyon; cfr.
r. lacour
,
Répertoire numérique
, Lyon 1973.
206
Cfr.
griseri
(a cura di),
Theatrum Mauritianum
cit.