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La «nuova devozione» cresceva con il grado autentico che per gli An-

toniani doveva riflettere una regola di vita rivolta a cose essenziali, «fide-

le signaculum» per chi avrebbe lasciato cose preziose e splendide per in-

dirizzarsi alla cura «pauperum et infirmorum». Su questa linea, negli af-

freschi del presbiterio, l’antico strato con i simboli antoniani era stato

rinnovato con l’affresco affidato a Jaquerio, che aveva sovrapposto la

Madonna in trono

con i

Santi Giovanni Battista e Antonio

, le

Sante Marta

e Margherita

,

San Michele

, i

Santi vescovi Nicola e Martino

, a formato naturale,

con stretti agganci allo stile dei maestri lombardi e veronesi, scegliendo ele-

ganze fiorite, con attenzione ai toni icastici dell’arte svizzera e borgognona.

La vita della precettoria coinvolgeva la pittura come mezzo di co-

municazione rivolta ai pellegrini, e i documenti sottolineano oltre la pre-

senza delle «nove picture», paliotti, armadi dipinti, e soprattutto ico-

nografie devozionali, in grande quantità

216

. In quel «centre d’accueil» i

riti di penitenza e di purificazione richiedevano croci e reliquiari, im-

magini di cera che gli inventari annotano in un crescendo sicuro, dal

1386 al 1497, fermando l’attenzione appunto su casse di questo mate-

riale, richiesto per confezionare candele e immagini «tam hominum

quam animalium», segnalando le offerte dei grandi ceri pasquali prove-

nienti dalle vicine comunità, da Pinerolo e da Torino, da Carignano, da

Moncalieri, da Rivoli

217

.

Le regole antoniane, che legavano Ranverso all’abbazia di Vienne,

erano alla base della ricerca di Jaquerio, orientato verso una diversa au-

tonomia rispetto al profilo sofisticato del gotico internazionale emerso

dalle corti dei Visconti e degli Scaligeri; si profilava uno stacco deciso

rispetto alle punte altissime sostenute dai duchi di Berry, conosciute di-

rettamente da Amedeo VIII.

In questo crogiuolo, Jaquerio sceglie un’altra strada, che sarà sostenu-

ta con la stessa volontà d’arte della grande precettoria. Di qui l’attenzio-

ne alle

Storie dei santi Antonio e Paolo eremiti

inserite negli affreschi della

parete destra dell’abside, dove l’adesione al gotico lombardo-visconteo, e

agli esempi dei maestri di Verona, trova punte intense per il racconto,

orientato come una voce narrante, sul punto di sostenere ancora le ele-

ganze del costume, il taglio del paesaggio naturale, innestato agli intrecci

nordici di una devozione pronta a parlare ai pellegrini, attraverso figure

riprese dal vero, in stretto rapporto con l’iconografia antoniana

218

.

La vita e le istituzioni culturali

679

216

Su questo punto importanti i documenti del fondo di Lione, per cui cfr. sopra, nota 205.

217

Cfr.

c. ceresa

,

Documenti per la Precettoria di Ranverso fra

xiv

e

xv

secolo

, in «Studi Pie-

montesi»,

xxiii

(1994), fasc. 2, pp. 303-18.

218

Cfr.

griseri

,

Jaquerio e il realismo gotico

cit.;

ead.

,

Le vie dei pellegrinaggi

cit.