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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

nis

una scena altrettanto autografa, con figure orientate ancora verso il

giottismo padano, costruite con una incisività robusta, aggiornata sulla

cultura borgognona. Le precisazioni cronologiche avanzate per questo

insieme in un primo intervento del 1959 sono state ridiscusse ampia-

mente da Giovanni Romano, proponendo una datazione dal 1401 al

1410, fissando una cronologia segnata appunto nel 1411 dal ritorno di

Jaquerio a Ginevra, forte ormai di una cultura orientata verso la Lom-

bardia, ma anche verso i risultati della scultura di Digione

214

.

In questo profilo critico, altrettanto decisivi gli scambi con Avigno-

ne, chiariti da Enrico Castelnuovo, sottolineando questo centro politi-

co-religioso, in stretto rapporto con gli stati sabaudi negli anni del gran-

de Scisma. Qui i viaggi di Ludovico d’Acaia, la presenza nella città di

Gregorio Bono, pittore di Amedeo VIII, si intrecciavano ai contatti ver-

so Bourges e la Sainte Chapelle del duca di Berry, che Jaquerio cono-

sceva tramite gli aggiornamenti di Amedeo VIII, figlio di Bonne de

Berry

215

.

Il matrimonio del duca con Maria di Borgogna, figlia di Filippo l’Ar-

dito, aveva arricchito fin dal 1403 lo stile in atto alla corte. Lo si rico-

nosce passando oltre il secondo decennio, agli affreschi di Ranverso, che

nel presbiterio presentano la

Madonna in trono

, firmata dal pittore con

la volontà di siglare un suo capitolo autografo: «picta fuit ista capella

p(er) manu(m) Jacobi Jaqeri de Taurino». Le cuspidi del trono, di pura

struttura gotica, sono aderenti ai paradigmi dell’architettura del duomo

di Milano; la Vergine emerge con l’eleganza moderna del manto sforbi-

ciato, sottolineato dal segno del realismo jaqueriano. Si fissa così una

variante sul punto di delineare un volto intelligente, fuori dalle con-

venzioni del gotico internazionale. Il profilo nitido segna il prototipo di

una bellezza che si ritroverà nelle

Eroine

della Manta, e per il Bambino

un gesto robusto, di marca borgognona. Altro dato importante è l’in-

tensità realistica, che indirizza la percezione verso la luce, ingrediente

prezioso per la preghiera come elemento naturale, e rialza i toni del pig-

mento del colore con velature concrete. È un’attenzione accostante, au-

tografa di Jaquerio, e la riconosciamo diversa rispetto al

pointillisme

del-

la miniatura milanese, entrata nelle collezioni della biblioteca di corte.

Si riconoscono infatti con Jaquerio piuttosto le punte della cultura bor-

gognona e dei Paesi Bassi.

214

Cfr.

romano

,

Storie della vita della Vergine

, in

castelnuovo

e

romano

(a cura di),

Giaco-

mo Jaquerio e il gotico internazionale

cit., pp. 393-97.

215

Cfr.

castelnuovo

,

Giacomo Jaquerio e l’arte nel ducato di Amedeo VIII

cit., pp. 30-57 in

particolare pp. 42-49.