

Amedeo VIII, e lo attesta il documento che ricorda due tavole per il
priorato di Ripaille e per la chiesa di Saint-Bon di Thonon, dedicate a
San Maurizio
, il santo guerriero a cui si indirizzava la devozione emble-
matica dei Savoia. In quegli anni Jaquerio è citato come «torinese, abi-
tante a Ginevra», e la sua presenza si alterna a corte con altri maestri,
come il veneziano Gregorio Bono, pittore di corte nel 1413. Erano in-
contri che gli avevano permesso di conoscere le eleganze del gotico in
atto tra Venezia, Verona e Padova, con arricchimenti che emergevano
in occasione degli avvenimenti politici. È il caso degli acquisti presti-
giosi di arazzi ed oreficerie, conclusi ad esempio nel 1416, in occasione
della nomina ducale di Amedeo VIII da parte dell’imperatore Sigi-
smondo.
Dal 1426, un documento significativo indica Jaquerio quale «Magi-
stro Jacobo de Taurino pictori domini nostri quia pinxit capellam do-
mini predicti apud Thononum»; era dunque pittore di corte, carica già
segnalata nel 1416 in rapporto ai principi di Acaia. E risulterà sempre
più chiaro come, oltre la committenza di Ludovico d’Acaia, fosse stato
l’incontro con Amedeo VIII a segnare la crescita della personalità del
pittore, inserendolo in imprese a favore della città e degli Antoniani, a
Ranverso. In questa precettoria, legata all’abbazia di Vienne, lo trovia-
mo infatti attivo dal 1426-30; nel 1429 è presente a Torino, dove nel
1440 ricoprirà la carica di «clavarius» comunale; qui morirà nel 1453.
Il primo capitolo dei viaggi e dell’attività di Jaquerio, passando da
Ginevra a Thonon a Ripaille, aveva fissato aggiornamenti in rapporto
al clima suntuario del gotico internazionale, mentre l’approdo a Torino
e a Ranverso, alla metà del secondo decennio, lo vedrà crescere come un
maestro del realismo.
Attivo nel primo tempo per vetrate, per dipinti su tavola, affreschi,
sculture lignee, armi e apparati, rivela, oltre alla sicura attenzione per
le novità sofisticate introdotte dalla cultura franco-fiamminga, un gusto
per il naturalismo, che si riconosce come elemento essenziale partendo
dal
Giudizio Universale
, affrescato a Ginevra nel 1401, fino agli affre-
schi per Sant’Antonio a Ranverso, innescati con l’autentica forza di un
messaggio, orientato nel clima delle Sacre Rappresentazioni. Era un ap-
prodo che maturerà ancora nel gotico internazionale, ma con una sua
identità rivolta ad altri orizzonti.
Di fronte alla cultura aggiornata di Amedeo VIII, orientata verso Pa-
rigi, le Fiandre e la Borgogna, la Lombardia e Verona, va sottolineata la
sua preferenza per un’autonomia che sosteneva le volontà d’arte dei can-
tieri artistici, sul punto di visualizzare una chiara fisionomia savoiarda.
Con questo pensiero, nell’ambiente ducale era stato sostenuto il cresce-
La vita e le istituzioni culturali
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