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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
Altrettanto importante la presenza del fiammingo Klaus de Werwe,
legato al cantiere moderno di Claus Sluter a Digione, e in seguito il pas-
saggio di Jean de Prindall, con Arnaud de Prindall, Janin e Perrin de
Bruxelles. Prindall sarà attivo per Amedeo VIII a Ripaille e a Thonon,
dopo aver scolpito gli eccezionali stalli lignei nella cattedrale di Gine-
vra e la tomba del cardinal de Brogny nel 1414.
La committenza sabauda era apprezzata dagli artisti, che la ricorda-
vano nell’atto stesso di firmare le loro opere: in questo senso, nel 1381,
è documentato a Digione l’architetto e scultore Jean de Liège, indicato
come «Magister castrorum Sabaudiae Comitatus» che nel 1387 firma a
Losanna gli stalli in Saint-François come «Architectus Sabaudiae».
Fatto decisivo, per il patronato artistico di Amedeo VIII, la presen-
za di pittori ufficiali, attivi a corte, come Gregorio Bono di Venezia, do-
cumentato dal 1413 al 1428, e il suo successore, Jean Bapteur di Fri-
burgo, miniatore e pittore, attivo dal 1416 fino al 1459,
partner
di Ja-
querio fino alla metà del secolo.
La cultura della corte di Amedeo VIII si era avvantaggiata degli scam-
bi avviati tra Savoia e Svizzera dal sistema dei castelli; tra questi esem-
plari le varianti di struttura sono evidenti passando da Chambéry a Tho-
non a Ripaille, una tappa quest’ultima che sarà fondamentale per il du-
ca e per la sua ascesa, come antipapa Felice V. Ma soprattutto contava
la Borgogna, una miniera per le arti, sostenute dal collezionismo di quel-
la corte prestigiosa. Qui si erano orientati per tempo i matrimoni dei Sa-
voia: Tommaso III aveva sposato nel 1274 Guia di Borgogna; Edoardo,
figlio di Amedeo V, sposa nel 1307 Bianca di Borgogna, mentre Amedeo
VI, il Conte Verde, si unisce nel 1355 con Bona di Borbone; e Amedeo
VII, il Conte Rosso, con Bona di Berry nel 1377, fino al matrimonio di
Amedeo VIII con Maria di Borgogna nel 1393.
Di qui tanti agganci stimolanti per la corte del ducato sabaudo negli
anni tra la fine del
xiv
e l’inizio del
xv
secolo. Con questi innesti il gu-
sto aristocratico del gotico era riuscito a toccare punte straordinarie per
il naturalismo, alternando l’osservazione della campagna in un’ottica
ravvicinata, con le scene per le stagioni inserite a livello sublime e sofi-
sticato; su tutto l’idea del castello ducale, in una luce inedita che segnerà
il primo traguardo della pittura fiamminga con il codice delle
Très riches
heures
eseguito nel 1413 dai fratelli Pol e Jehannequin de Limbourg per
il duca Jean de Berry, ora a Chantilly, Musée Condé.
Le alternative indirizzavano tanto all’eleganza estrema come al rea-
lismo marcato, fortemente espressivo, suggerito dall’area nordica. Si se-
gnava così un fissaggio moderno all’interno dello «stile internazionale»,
che «formalizzava la vita del nobile e del ricco in un’orgia di cerimo-