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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
alla sala d’udienza, la cosiddetta «camera paramenti», aperta ai ricevi-
menti e all’amministrazione della giustizia. Per questo settore, relati-
vo al cerimoniale rigoroso previsto per strutture di ambienti legati ai
nuovi programmi politici, risulta ancora illuminante l’inventario che
nel 1412 era stato dedicato al castello di Cossonay. Erano illustrate le
sequenze, dalla «chambre dou portier» alla «garderobe de Madame»,
in corrispondenza di una torre, il «fort dou dit chasteau»; più vasto
l’appartamento di «Monseigneur», con una «garderobe à fenestre dou-
ble», cui seguiva una «petite garderobe de Monseigneur estans joste la
chambre de parament de Monseigneur», e «la chambre dou retrait»,
con «l’uys de la necessaire»; dalla «grande salle» si passava all’ambiente
per il soggiorno, con sei finestre e accesso alla cucina e al «lardier»,
mentre la grande sala portava alla camera della duchessa, con attigua
cappella.
La ristrutturazione dei castelli aveva previsto novità per i progetti
ma anche per i mestieri rivolti a sottolineare i programmi politici e a ren-
dere più confortevoli le stanze; in questo senso si spiegano le scelte per
proteggere con vetri le finestre, prima sistemate con pelli o con tele trat-
tate con olio. Ad Annecy sono documentate vetrate istoriate «aux bro-
deries» e «aux images», e tra i pochi nominativi relativi ai mastri ve-
trari è pervenuto quello di Jean Thiebaut de Langres, che nel 1390 era
stato richiesto per dipingere le vetrate al castello di Ripaille. I progetti
artistici erano sostenuti da avvenimenti famigliari: così nel 1405, per il
battesimo della prima figlia di Amedeo VIII, Margherita, nella cappel-
la del castello di Pont-d’Ain si erano installate apposite vetrate
187
.
Per altro l’arredo era improntato alla massima sobrietà, con inseri-
menti che prevedevano, accanto all’elemento delle foglie naturali uti-
lizzate per ricoprire i pavimenti, temi e iconografie ben studiati per gli
affreschi parietali. Si riconosce così la «camera verde» nel castello di
Bourget, e nel 1415 quella «generatum et cervorum alborum volantium»,
che indicano un’attenzione aderente al naturalismo tipico del gotico in-
ternazionale.
La decorazione era in realtà risolta soprattutto con gli arazzi, uno dei
generi protagonisti nei castelli ducali; di qui la terminologia di «came-
ra», che fissava l’insieme di questi apparati destinati a ricoprire, oltre
le pareti, anche i letti, con le relative cortine utilizzate alla pari per cu-
taire fait aux
xv
e
siècle des meubles, ornements religieux, vaisselles, tapisseries […] empruntés per le pa-
pe Félix V à l’hôtel de la Maison de Savoie
(1440),
ibid
.,
xv
(1875), pp. 297-323;
a. naef
,
Chillon
,
i
.
La Camera Domini
, Genève 1908.
187
m. bruchet
,
Le Château de Ripaille
, Paris 1907;
edmunds
,
Le patronage artistique
cit.,
pp. 395-404.