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grammatici medievali e a lui contemporanei. Morfologia, declinazioni e

parti indeclinabili compongono questo microcosmo grammaticale del Pa-

scali che trova una sua giustificazione scolastica, ma dal quale trapela una

coscienza sulla liberalità della cultura che supera anche la sua fonte prin-

cipale, Prisciano; accanto ci sono Donato e Servio, poi i medievali Ales-

sandro di Villadei con il

Doctrinale

e Papia con il

Vocabolarium

. Compa-

re anche la

Rhetorica ad Herennium

ciceroniana, le

Elengantiae

del Valla

sono continuamente citate… insomma un’opera pulita e necessaria in un

confuso punteggiarsi di testi e cattivi maestri; la sua diffusione non è si-

cura, ma è certissimo l’impegno che ha guidato l’

Extractum

.

La scuola del Pascali permetterebbe di misurare l’ampiezza dell’am-

biente intellettuale saluzzese: Urbano Aicardi, Facino Tiberga, Giovanni

Gauteri, Aloyse Laurenti, Gian Ludovico Vivaldi sono tutti esponenti

d’un clima scolastico che produce, dopo l’

Extractum

, soltanto l’

In Ale-

xandrum Interpretatio ex Prisciano

del Tiberga. La seconda metà del Quat-

trocento saluzzese sta essenzialmente in questi nomi.

Né appare più proficuo l’incerto mecenatismo della corte dei duchi

di Savoia, a fronte dello sforzo operato dalla corte dei marchesi del Mon-

ferrato per una seminagione umanistica di qualche rilievo. Se la

Crona-

ca

composta in ottava rima da Galeotto del Carretto (ultimo

xv

secolo)

respira un’aria favolistica, con il Barzizza e i Filelfo assistiamo ad un in-

cremento di circolazione culturale testimoniato dal

Carmen Minervae

, di

Giovan Mario Filelfo, ove si scomodano le

Silvae

di Stazio per celebra-

re l’ambiente di Casale. Guglielmo VIII ne è il protagonista e mecena-

te, celebrato come inizio d’un fecondo periodo di quiete per il marche-

sato. Atmosfera ottima per ospitare un Umanista quale Piattino Piatti,

mentre la morte della moglie di Guglielmo, Elisabetta Sforza, dà modo

al poeta del momento, Francesco Filelfo, di comporre una lettera con-

solatoria che ben si allinea nel novero della panegiristica cortigiana. Al-

tre elegie, fors’anche più colte, si devono al Clerico, celebratore in mor-

te di Francesco Sforza, e grande estimatore della

Familiares

ciceronia-

ne, con Appiano, Plutarco e i

Commentarii

di Cesare. Il suo

Commento

alle

Familiares

assegna a Ubertino Clerico il primato di recuperi classi-

ci: ci sono anche Strabone, Nonio Marcello, Aulo Gellio, Servio, Quin-

tiliano, Orazio, Marziale, Ovidio, Sallustio e Livio. Grande la diffu-

sione del

Commento

, sicuramente in cima all’

hit parade

almeno quanto

gli scritti grammaticali del Pascali. Il ruolo di maestro d’oratoria, rive-

stito dal Clerico, nel marchesato di Casale, fa di lui un personaggio di

rilevanza anche politica del tempo e suoi protettori sono, fra gli altri,

due antichi alunni di Antonio Astesano, cioè Teodoro e Bonifacio. Le

comuni esperienze pavesi sembrano accomunare questi personaggi. Il

La vita e le istituzioni culturali

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