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Un contributo non piccolo a questa temperie culturale viene da Pi-

nerolo, ove operano maestri quali Ognibene Scola, Bartolomeo Gua-

sco e altri di cui, tuttavia, non rimane memoria, anche perché Torino

sembra accentrare l’interesse dei maestri: Taddeo del Branca, maestro

Domenico, e poi Grassi, Vignati, i Filelfo. La nascita dell’università,

soprattutto interessata a studi di diritto, è il meccanismo che chiama

intellettuali come Pietro Cara e Filippo Vagnone (seconda metà del

Quattrocento), intorno ai quali si formano cenacoli umanistici che ar-

ricchiscono con i nomi di Prisciano, Donato, Gellio, Servio Macrobio,

Varrone, Festo, Pompeo e Nonio Marcello; la conoscenza di Cicerone,

della

Rhetorica

e del

De Oratore

, insieme a Quintiliano e Vittorino, for-

nisce un indirizzo di studio d’eloquenza e grammatica che risente del-

l’influsso di altri centri universitari quali Bologna e Padova. L’impe-

gno politico di Pietro Cara lo fa conoscere a tutta l’Italia settentriona-

le del tempo: la sua esaltazione di Alessandro VI e Carlo VIII, nelle

Orationes

, colpiscono Pomponio Leto ed Ermolao Barbaro, anche se il

Cara, esaltando Carlo VIII, sembra più vicino a considerare Filippo II

come restauratore di casa Savoia. La fortuna del Cara è comunque te-

stimoniata con larghezza di opinione, anche se del Cara poeta nulla ci

è giunto. Intorno a lui trovano posto personaggi colti, seppur irregola-

ri per lingua o condizione sociale: Bassano da Mantova, Umanista e

poeta maccheronico, Domenico della Bella, detto il Macaneo, Bonifa-

cio Gener, Ubertino Clerico, Filippo Vagnone, altra personalità di pun-

ta di questo piccolo universo umanistico, anch’egli poeta e sottile let-

terato esaltatore dei

vetusti mores

di Virgilio e, soprattutto, Orazio. I

suoi

Libri deliciarum

ne mettono in luce l’ispirazione incline all’appar-

tatezza; la stessa, pur involontaria, che riguarda la sorte di Domenico

della Rovere (ultimo quarto del

xv

secolo), vescovo di Torino, la cui bi-

blioteca non sembra essere notata dalla cultura del tempo.

Geograficamente poco lontani i percorsi di altri Umanisti, di Ver-

celli e di Chieri: Ciriaco d’Ancona, Antonio Marchisio, Alberto Avo-

gadro, Giovanni Bonincontro Ranzo, autore d’un presunto

Chronicon

Italiae

dedicato al duca Carlo I, Giovanni Simonetta, Pietro Leone, Tad-

deo Del Branca.

Questa febbre minuta d’esercizio umanistico lascia sullo sfondo e in

disparte le cronache coeve: il

Chronicon Fructuariense

, il

Chronicon Mon-

tisregalis

, il

Parvum Chronicon astense

, le

Chronicae illorum de Solario

, i

Chronicorum Cunei libri tres

accanto alla

Cronaca latina di Biella

di Gia-

como Orsi costituiscono un anonimo orizzonte di dati e accadimenti che

inevitabilmente conduce a privilegiare l’approccio culturale per aree geo-

grafiche; il passaggio di idee e persone non è proporzionale ad uno scam-

La vita e le istituzioni culturali

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