

la sua facilità di grammatico caratterizza i
Sermones
; a Bologna il Bucci
trova in Paracleto de’ Malvezzi un maestro che lo inizia alla teologia e
alla filosofia. Nell’appendice del
Memoriale
il catalogo della sua biblio-
teca costituisce un interessante indice di letture sulle quali misurare la
fisionomia d’un giovane intellettuale piemontese vagante del
xv
secolo:
Niccolò de Lyra, Egidio Romano, Guglielmo d’Auxerre, Tomaso de Ar-
gentina, Tommaso d’Aquino, Paolo Veneto. Questo bagaglio esegetico-
scritturale che sembrerebbe avvicinarlo alla teologia non impedisce, in-
vece, al Bucci di meditare sul ruolo del potere e sulle prerogative del
principe, e nel
Memoriale
, scritto da un lui testimone della gloria di Fran-
cesco Sforza, affiora il rapporto che lega il potere del principe a Dio. La
sua visione ghibellina strumentalizza anche citazioni da Virgilio, lui che
adolescente aveva perfino copiato le
Metamorfosi
, le tragedie di Seneca
e Boezio. Il ruolo di Bucci nell’Umanesimo piemontese è marginale, ep-
pure si tratta d’un protagonista che da Pavia, a Bologna e poi a Padova
(ove, nel 1463, ottiene la laurea) ha dimostrato un’ampiezza di letture
e di frequentazioni nelle quali appare sacrificata l’immagine del maestro
di grammatica e teologia. Una certa presenza politica, non dimentica
d’essere lui di Carmagnola, quindi vassallo del marchese di Monferra-
to, una sua prontezza al dibattito locale in un momento della storia del
Piemonte in cui comuni quali Moncalieri, Cuorgnè, Mondovì, Cuneo,
Chieri, Ceresole, Racconigi dimostrano una significativa irrequietezza.
Attento a questi moti ambientali, il Bucci si predispone ad un suo mo-
do cronistico notevolmente acuto e partecipe, perfettamente negato dal
coevo
Chronicon Cunei
il cui grigiore resta esemplare, mentre poco o nul-
la ci lascia Giacomo Orsi, cronista latino di Biella. Il
Memoriale
è certo
una delle opere più interessanti del Quattrocento pedemontano, so-
prattutto perché il suo autore descrive un mutare d’idee e d’atteggia-
mento ideologico che lo porta ad uno scontro frontale con l’ordine fran-
cescano allorché, nell’ultimo Quattrocento, il suo convento di Sant’Ago-
stino, in Carmagnola, si trova al centro d’una sopraffazione dei Minori
osservanti portata contro l’ordine agostiniano. Di questo scontro è te-
stimone perdente Gabriele Bucci: muore intorno al 1498 e con lui si av-
viano al termine una serie di libertà interiori e ideologiche che travol-
geranno anche il marchesato di Saluzzo. Resta, tuttavia, del Bucci la
particolare parabola intellettuale, segno d’una originalità assai poco dif-
fusa nel Piemonte dell’epoca.
Negli stessi decenni quattrocenteschi un altro
Memoriale
, di Secon-
dino Ventura d’Asti, narra in diretta episodi e fatti della società asti-
giana del
xv
secolo. Sempre più va osservato un prevalere tematico che
conduce inevitabilmente al prevalere delle culture locali sui grandi di-
La vita e le istituzioni culturali
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