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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

bio di modelli e, nel rimestare continuo del trinomio «tradizione-scuola-

testimonianza» si sintetizza l’identità stessa d’una regione che, pur così

centrale nei passaggi, resta tanto statica nelle innovazioni tematiche.

Così la corte marchionale di Saluzzo è ravvivata dalla figura di An-

tonio Astesano (metà del Quattrocento), poeta di nessuna poesia, Uma-

nista di grande erudizione, formatosi nelle scuole di Pavia, grande let-

tore di Lucano e Terenzio. In contatto con Piccolomini, Guarino, Maf-

feo Vegio, il maestro Antonio si forma una sua scuola di cui fanno parte

Giovanni Antonio Vimercato, Maffeo Muzano, Cristoforo Vellate. Ma

Antonio gioca a fare il poeta, come il Panormita e il Vegio: i suoi versi

commentano le

Metamorfosi

d’Ovidio e narrano storie d’amore vissute

«sine coniuge […] inter iocos et amores»; l’amata si noma Florida e qui

giù una tirata di fanciulle antiche inventate su Tibullo, Catullo, Pro-

perzio; ma gli elegiaci non bastano per ricordare la bella vita, e allora

anche Marziale e i

Carmi

per Cinthia di Enea Silvio Piccolomini amico

e modello. Il clima faunesco e ludico della vita universitaria pavese fa di

Antonio un cantore d’amore… Poi, il trascorrere del tempo acqueta la

febbre, le mutate situazioni politiche del tempo lo portano lontano da

quelle atmosfere e si trasferisce a Chieri, dove insegna nelle scuole. Poe-

ta d’occasione, versificatore umanistico d’ambito universitario e poeta

cortigiano: questi ruoli non gli danno la gloria, bensì mutevoli venti di

vita; con il

De origine et vario regimine civitatis Mediolani libellus ex di-

versis cronicis extractus

, sua unica opera in prosa composta fra il 13 ago-

sto 1447 e il 31 dicembre 1448, Antonio, sulla scorta delle fonti del

Flamma, di Giacomo d’Acqui documentarie ed orali, fabbrica un testo

che gli dà qualche certezza di futuro al seguito del suo signore, il duca

Carlo, di cui diventa segretario. Lo segue a Parigi, in Francia ammira-

no la sua cultura umanistica. Egli ripensa la propria esistenza, riaffiora-

no le inclinazioni poetiche e nasce il

De eius vita et fortune varietate car-

men

, un vago andamento poetico settimelliano di un autobiografismo in

cui trovano posto memorie astigiane in modo prevalente, al punto da di-

ventare un

chronicon

in versi.

Guglielmo Ventura, Secondino Ventura, Ogerio Alfieri e Giovan

Giorgio Alione non arricchiscono il panorama dell’Umanesimo astigiano:

Antonio Astesano ne risulta l’indiscusso protagonista, un protagonista

senza seguaci e, alla somma, senza pubblico che non fosse quello dei suoi

rapporti sociali. Da questi Antonio trae motivazioni etiche che sembra-

no sincere; forse è poco, ma può bastare a farne un personaggio. Qualche

decennio prima della vicenda di Antonio, Bartolomeo Pascali, rettore del-

le scuole di Saluzzo dal 1464 al 1483, s’impone all’attenzione con un

Ex-

tractum grammatice

che nasce dall’intento d’un confronto fra l’autore e i