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niale e di ostentazione, e scopriva per contrasto richiami della vita sem-

plice; di qui il consolidarsi delle preferenze per la scena di genere e il

suo “genre rustique”»

192

.

Su altro versante la miniatura costituiva a corte una base essenziale,

a livello politico, e accanto alla pittura su tavola creava un filo condut-

tore legato al potere, pronto a indirizzare le nuove iconografie dell’arte

religiosa, con la convinzione che «Servire Deo regnare est». Se per gli

arazzi le scelte erano legate alle

Storie di Teseo

, alla

Battaglia di Carlo-

magno

, alle

Imprese di Clodoveo

, a

I pari di Francia

, o ancora a

Foliages et

personnages

, a

Giardini con fontane e dame

, la miniatura era stata curata

come serbatoio prezioso per la devozione. Fin dal 1397 il giovane Ame-

deo VIII aveva richiesto a Parigi libri d’ore, «matines illuminés d’or fin

a ystorie d’ymages», e gli inventari precisano molti altri esemplari, in-

dicando le direzioni di una cultura diramata. Se le prime preferenze du-

cali si erano orientate verso Parigi, il seguito toccherà la Borgogna e i

Paesi Bassi, ma anche la Lombardia, con le nuove aperture del collezio-

nismo dei Visconti. I passaggi dei libri d’ore garantivano una sicura cir-

colarità sostenuta dagli itinerari degli artisti che lavoravano nelle resi-

denze alternando i soggiorni tra la corte di Savoia e la corte di Bourges

e di Borgogna; con queste premesse, Amedeo VIII riesce a organizzare

un suo «scriptorium», capace di procedere, ad esempio con Peronet

Lamy e Jean Bapteur, con risultati di sicura autonomia.

Le a l t e rna t i ve de l l a p i t tur a d i Gi acomo J aque r i o e de i

mi n i a tor i d i Amedeo VI I I .

L’inizio del secolo è segnato a Torino dall’attività di Giacomo Jaque-

rio, che si confronta con i forti scambi di cultura organizzati nel ducato,

aperto per parte sua alle esigenze altre delle comunità, sul punto di sot-

tolineare i traguardi segnati da un nuovo realismo. Nato a Torino in una

famiglia di pittori, nel 1401 Jaquerio era stato richiesto per realizzare un

grande affresco per il convento dei Domenicani, a Plainpalais, Ginevra,

centrato sul grande tema del

Giudizio Universale

, e lo riconosciamo dalla

xilografia cinquecentesca con il particolare degli

Ecclesiastici all’Inferno

193

.

La vita e le istituzioni culturali

667

192

e. panofsky

,

Early Netherlandish Painting

, Cambridge 1953, pp. 70-71.

193

Cfr.

w. deonna

,

De quelques peintures à Genève avant la Réforme. Une préténdue peinture sa-

tirique au Couvent des Dominicains

, in «Genava»,

xxiv

(1946), pp. 76-89;

a. griseri

,

Jaquerio e il

realismo gotico in Piemonte

, Torino 1965, pp. 18-20. Per altre rappresentazioni di Inferni con ec-

clesiastici,

m. meiss

,

French Painting in the Time of Jean de Berry. The Late Fourteenth Century and

the Patronage of the Duke

, London 1967, pp. 230 sgg., e inoltre

castelnuovo

,

Pour une histoire dy-

namique

cit., pp. 30-57. Per una discussione della datazione del

Giudizio Universale

a Ginevra,

c.

lepaire

,

La peinture des voûtes de la Chapelle des Macchabées

, in «Genava», 1977, pp. 227-42.