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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
È indirizzata, in latino, «Dominis sindicis Civitatis Thaurini suis
tanquam fratribus», ma il testo è in volgare:
[…] le presente portatore à durato granda pena per reducere
xv
e
jornate de posses-
sione supra la comuna de Thurino a la mane de la Comunitade nostra et à facti me-
lioramenti assay et intende fare. Prego voliati parlare in lo Conseglo, da poy que à
facto questi melioramenti et intende de meglo fare: li sia dato animo per la Comu-
nitade nostra de tirare appresso, como existimo sia mente de quella. Christo tuti de
male ve conserva.
È datata e sottoscritta di nuovo in latino: «Die,
xiij
. martij» e «Ve-
ster tanquam frater Stephanus de Capris».
La tenuità dell’argomento e la forma semplice, spoglia di ogni orna-
to retorico, ci mostrano che la comunicazione scritta per le faccende or-
dinarie della vita cittadina all’inizio del Cinquecento è in italiano.
Il latino persiste come lingua dei documenti ufficiali e della comuni-
cazione dotta, come è l’insegnamento universitario.
Del francese non abbiamo incontrato in città reperti significativi.
Appare infatti del tutto occasionale e strettamente motivato dalla par-
ticolare circostanza che in tale idioma sia il saluto recitato da un fan-
ciullo vestito da angelo, il quale con un artificio viene fatto discendere
dall’alto, quando, provenendo da Vercelli, giunge alle porte della città
in ingresso solenne, con il duchino Filiberto, la duchessa Jolanda, rima-
sta recentemente vedova di Amedeo IX: ella è della casa reale di Fran-
cia, figlia del re Carlo VII, sorella di Luigi XI
326
.
La parlata popolare non ha documentazione esplicita; quella impli-
cita si può continuare a trovare nelle particolarità del lessico e di grafia
dei documenti latini e nelle denominazioni toponomastiche e antropo-
nomastiche, come abbiamo fatto per i periodi precedenti. Essa non è af-
fidata se non accidentalmente alla carta; vive, adattandosi, nel continuo
processo di composizione tra la conservazione del passato e l’innova-
zione che esige la realtà nuova, nella trasmissione domestica delle ge-
nerazioni, come è, in primo luogo, di ogni altra lingua.
La si vedrà manifestata nella seconda metà del Cinquecento attra-
verso la manipolazione di letterati che ne fanno strumento espressivo di
intenzioni comiche. Ma anche questo è un altro discorso.
(
g. g. q.
)
326
bragagnolo
e
bettazzi
,
Torino nella storia del Piemonte e d’Italia
, I.
Dalle origini ad Ema-
nuele Filiberto
cit., p. 636.