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a noi. Ciò lascia aperti alcuni dubbi sulla precisione analitica di questo

secondo inventario, ma non ne inficia la validità sostanziale.

Non è nota la causa precisa della scomparsa dei documenti dall’ar-

chivio della città, intervenuta quasi certamente nella seconda metà del

xvii

secolo, e, mentre non sono da escludersi i tradizionali periodici spo-

gli

6

, occorre ricordare che nel 1659 fu ricostruito il palazzo comunale,

con il conseguente riordino degli uffici e ripetuti traslochi delle carte

conservate

7

.

La ricostruzione delle vicende amministrative deve quindi, ancora

una volta, essere basata sulla documentazione disponibile, ponendo però

attenzione all’esistenza di una precisa organizzazione.

Uno dei problemi prioritari, che deve essere affrontato studiando la

finanza pubblica della città di Torino del

xv

secolo, sta proprio nella de-

finizione delle sue caratteristiche fondamentali: la gestione delle entra-

te e delle spese comunali era ancora affidata al soddisfacimento di esi-

genze straordinarie e contingenti, pur disponendo di un quadro gene-

rale di riferimento, o incominciava ad usufruire di elementi di

ordinarietà, cioè ricorrendo a previsioni, sia pur minime, di entrata an-

nuale e, conseguentemente, di spesa annuale, e viceversa?

Nel corso del secolo precedente lo schema della finanza pubblica to-

rinese appare soprattutto caratterizzato dalla contingenza e, quindi, dal-

la straordinarietà

8

. Di fronte al sorgere della necessità di una spesa, per

i motivi più vari, si decideva al momento con quali mezzi provvedervi

e, conseguentemente, quale strumento fiscale attivare ed applicare. Ciò

presupponeva che gli strumenti fiscali fossero predisposti, perlomeno

nella loro definizione, e che fossero disponibili, possibilmente, i sup-

porti tecnici e regolamentari. Un esempio per tutti è rintracciabile nel-

la imposizione delle taglie e nei volumi dei catasti.

La taglia era, a Torino come in molti altri comuni piemontesi coevi

9

,

l’imposta reale diretta che colpiva essenzialmente le proprietà terriere.

Essa era calcolata in un modo abbastanza semplice e, soprattutto, com-

prensibile e controllabile per i contribuenti assoggettati. Infatti, stabi-

La classe dirigente e i problemi di una città in crescita

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6

c. m. cipolla

,

Introduzione allo studio della storia economica

, Bologna 1993.

7

Il Palazzo di città a Torino

, Torino 1987, 2 voll.

8

g. bracco

,

La finanza pubblica torinese nel secolo

xiv

, in

Torino e i suoi Statuti nel secolo

xiv

,

Torino 1980, pp. 49-55.

9

Un ricco elenco indicativo, pur se non completo, di catasti o estimi medievali piemontesi an-

cora oggi esistenti negli archivi comunali è in

r.-h. bautier

e

j. sornay

,

Les sources de l’histoire

économique et sociale du Moyen Age. Provence - Comtat Venaissin, Dauphiné, Etats de la Maison de

Savoie

, II, Paris, pp. 1099-137. L’esistenza dei catasti è chiara testimonianza dell’usanza di im-

porre le taglie secondo gli estimi.