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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

città. Così, vi era il problema della riparazione del ponte sul Po e di quel-

li sulla Dora e sulla Stura, della riparazione della «ficca Pellerina» che

alimentava la bealera dei mulini e della pulizia di tutte le bealere, come

la «Colleasca». Non minori erano gli impegni e le preoccupazioni per le

strade di accesso e di collegamento della città. I continui scontri fra le

fazioni in lotta per il dominio dei territori piemontesi pesavano ancora

sulle borse dei Torinesi, i quali dovevano essere attenti alla manuten-

zione delle fortificazioni ed alle guardie alle porte.

Le condizioni della finanza pubblica torinese, in una parola, non era-

no certo delle migliori. L’

Ordinato

del 28 settembre 1418 riferisce sul-

la dichiarazione dello stato d’arresto dell’intero consiglio comunale, per

l’inadempienza nel pagamento di un sussidio

12

.

Le d i spon i b i l i t à .

La ricerca delle risorse finanziarie, nel 1418, appare affannosa. Di

fronte ad ognuno dei problemi che si ponevano alle finanze comunali si

adottava la pratica, quasi impotente, di nominare «sapientes», i quali con

incarico «ad negotium» avrebbero dovuto studiare l’effettiva necessità

della spesa, valutarla, se del caso, e quindi indicare i mezzi per farvi fron-

te. Antica è la pratica di affidare a commissioni di studio i problemi più

spinosi, comunque era utile per procrastinare il momento della resa dei

conti. Ludovico de Gorzano, nominato massaro il 7 ottobre 1418

13

, non

ricevette certo una cassa pingue, se pure ebbe una cassa iniziale. Forse si

fece carico, secondo le norme in vigore, di ricevere un lungo elenco di

crediti inesatti con quello dei debiti da pagare, formati dalle «partite re-

trodate» dal precedente massaro che non era riuscito a chiuderle.

Le taglie erano continuamente imposte senza riuscire ad ottenere il

completo pagamento da tutti i contribuenti, le gabelle richiedevano ad-

dirittura la nomina di ulteriori gabellieri. Incominciarono a introdursi

tentativi di trarre frutto dalla presenza a Torino di ospiti forestieri: in

occasione della venuta in città del principe, nell’autunno del 1418, fu de-

ciso di far pagare dai tavernieri un dazio aggiuntivo sul vino consumato

durante il tempo del suo soggiorno. È una tendenza che si consoliderà

nei decenni successivi, quando assumerà una consistenza notevole.

Nel 1419 il consiglio comunale fu costretto a perseguire la strada

dell’indebitamento, alla ricerca di mutui e prestiti, di non facile reperi-

12

ASCT

,

Ordinati

, 58, c. 92.

13

ASCT

,

Ordinati

, 58, c. 95

v

.