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mento. Si nominarono «sapientes» anche per contrattare prestiti ed an-

cora per andare a Chieri a trovare denari. Nulla di preciso, purtroppo,

si conosce sull’effettiva conclusione di questi impegni. Per alcuni dei

mutui di questi anni rimasero strascichi, che richiesero lunghe ulteriori

contrattazioni, per il pagamento delle rate degli interessi e per la resti-

tuzione del capitale. Si ritrova in particolare la tendenza a rinegoziare i

tassi di interesse.

In tempi di ristrettezze finanziarie e di scarsa liquidità, la provvista

di denari attraverso l’indebitamento comportava la stipula di contratti

ad alti tassi di interesse. Non appena la situazione migliorava, subito si

innescava il tentativo di trasformare i debiti con impegni a più bassi tas-

si di interesse. Naturalmente occorreva vincere la resistenza opposta del-

la controparte. L’operazione era certamente più facile per gli Stati, ove

l’autorità sovrana faceva premio sulla capacità contrattuale dei presta-

tori di denari.

La pratica più facile per i censi, o prestiti consolidati, prevista per

altro nei contratti, era quella della loro estinzione con la restituzione di

capitale. Questo era recuperato con la stipula di nuovi censi, magari di

pari importo, a condizioni diverse.

Per i debiti contratti nel corso degli anni Venti del

xv

secolo si pos-

sono ritrovare, appunto, le vicende posteriori alla loro stipulazione, so-

prattutto per i più consistenti. Così, è il caso del prestito di 450 fiorini

di Savoia di «Giorgio Solaro e Paolo Nicoletto e Domenico fratelli Maz-

zetti della Città di Chieri», estinto con la restituzione fatta secondo la

quietanza notarile del 12 gennaio 1436

14

.

Più consistente fu il caso del censo di 100 ducati d’oro stipulato con

Franceschino Villa. La cifra appare imponente ed era stata contrattata

per un censo vitalizio. In questo caso la conversione non era facile, la

estinzione onerosa, proprio per le dimensioni del capitale da recupera-

re. Gli amministratori torinesi si ritrovarono a condurre una lunga trat-

tativa con gli eredi di Franceschino Villa, raggiungendo quindi l’intesa

di non estinguere il censo dopo la morte di Franceschino, ormai avve-

nuta, ma di considerare il censo ancora attivo anche per la durata della

vita del figlio di Franceschino, Giovanni Villa, e del nipote Martino. La

transazione è datata 1° marzo 1427

15

.

Il passaggio dal dominio degli Acaia a quello dei Savoia poneva inol-

tre la città di Torino in una situazione di incertezza per alcuni redditi,

soprattutto per le gabelle. Queste infatti erano generalmente di compe-

La classe dirigente e i problemi di una città in crescita

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14

ASCT, Carte Sciolte, n. 4414.

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ASCT, Carte Sciolte, n. 4412.