

Torino. Sulla via della Valle d’Aosta dovevano anche attraversare altri
due ponti, sulla Dora e sulla Stura, ambedue sotto il controllo torinese.
Non per nulla una delle preoccupazioni maggiori e continuamente ri-
corrente degli amministratori torinesi la si ritrova nel disporre la ma-
nutenzione di questi tre ponti
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. Per essi non si risparmiarono certo gli
sforzi finanziari, indebitandosi anche.
Torino aveva bisogno di vie di comunicazione agibili, addirittura in-
vitanti, per sfruttare appieno tutte le potenzialità offerte dal transito.
Doveva anche preoccuparsi di facilitare la sosta al maggior numero di
viaggiatori, offrendo un insieme di servizi. Sotto questo punto di vista
si comprende l’elevato numero di insegne di locande, variamente orga-
nizzate, che si ritrovava a Torino, certamente esorbitante rispetto all’esi-
guo numero di abitanti cittadini
23
. Anche le cure, dedicate prima alla co-
struzione e poi alla gestione del postribolo, rientrano in questo schema.
Tutti coloro che venivano a Torino erano consumatori di alimenti, con
un prezzo gravato dalle gabelle. Osti e tavernieri erano gli esattori idea-
li per trarre tutto il possibile dall’afflusso di stranieri. E più denari si
raccoglievano dai forestieri, meno denari dovevano sborsare i cittadini.
Forse, anche in questo senso va interpretata la scarsa accondiscenden-
za ad accettare nuovi cittadini di Torino.
Naturalmente, il pedaggio torinese pesava su coloro che attraversa-
vano i ponti ed essi cercavano in tutti i modi di sottrarvisi. Significati-
vo il caso dei conducenti dei vini, in genere provenienti dalle colline, i
quali, a carico pieno, cercavano di evitare il passaggio all’interno delle
mura cittadine o, per lo meno, del territorio controllato, mentre sulla
strada del ritorno, consegnato il carico, si lasciavano attirare dalle op-
portunità offerte dalla sosta in città. Gli amministratori torinesi richie-
sero la possibilità di colpire i carri vuoti, sulla strada del ritorno, in quan-
to prova lampante del contrabbando effettuato.
Fi nanza ord i na r i a .
Il consolidamento delle gabelle grossa e minuta comportò certamen-
te il formarsi di una finanza ordinaria, nel senso che la tesoreria torine-
se poteva contare su entrate certe e continuative. Ciò non annullò d’al-
tra parte la necessità di una finanza straordinaria, attivata in casi di bi-
sogno. Questo ruolo continuò ad essere garantito dalle taglie, che si
La classe dirigente e i problemi di una città in crescita
735
22
Si veda, in questo capitolo, il contributo di
s. benedetto
,
Strade, ponti, attrezzature alber-
ghiere: un problema fondamentale
, pp. 744-53.
23
Ibid
.