

Compose anche il calendario liturgico della Chiesa torinese e stabilì la
costruzione della cappella di San Lazzaro con obblighi corali, in obbe-
dienza ad uno tra i principali compiti del prelato indicato dalla tratta-
tistica sui doveri del vescovo, più o meno coeva. Salvaguardò le libertà
e i diritti dell’Ordinario (opposizione all’Inquisitore generale in valle di
Susa), l’oculato recupero del patrimonio economico (riordino dell’am-
ministrazione dell’abbazia di San Giacomo di Stura di giurisdizione del-
la mensa vescovile); usò moderazione e comprensione nel confronto di
eretici, usurai e streghe. La sua carità, secondo i tratti del «pater pau-
perum», si manifestò con le disposizioni testamentarie in cui ordinava
di restituire alle comunità le offerte ricevute durante le visite pastora-
li. Nel 1519 favorì la fondazione di un Monte di Pietà a Torino, deci-
sa con deliberato comunale in seguito alla predicazione di un France-
scano. Nel 1518-19 per le gravi crisi annonarie il presule mise a dispo-
sizione del comune grandi quantità di grano per calmierare i prezzi in
favore dei poveri.
Coinvolse il capitolo del duomo e le confrarie in un progetto di rior-
ganizzazione della rete ospedaliera cittadina; allontanò alcuni nobili dal-
la città perché sediziosi e risolse i problemi causati da falsari di mone-
ta, tra i quali c’erano degli ecclesiastici. Sono testimoniate sue visite pa-
storali a Chieri, nelle valli valdesi del Chisone e Pellice; ancora dubbia,
invece, la celebrazione di un sinodo
98
. Ebbe stretti legami con il capito-
lo del duomo, formato da esponenti di nobili famiglie quali i Provana, i
Bardino con Guglielmo amico del Gromis, i Parpaglia con Catelano aba-
te di San Solutore, i da Romagnano e un Federico Cibo, nipote del car-
dinale Innocenzo Cibo, passato al vescovado di Marsiglia con la riserva
della successione a Torino.
È interessante il compromesso del 25 gennaio 1519 per la costru-
zione della chiesa parrocchiale di Scalenghe, già vanamente tentato da
Giovanni Compesio (1480) e da Giovanni Ludovico della Rovere (5 set-
tembre 1508). Esso, oltre ad indicarci le modalità giuridiche ed econo-
miche della costruzione di una chiesa parrocchiale ed il suo modello ar-
chitettonico, illustra un universo mentale dove lo spazio sacro accoglie
in sé le componenti di un’ideale società cristiana fondata sui criteri del-
l’ordine, della proporzione, della rappresentazione dei poteri. Entro le
misurate armonie della nuova parrocchiale di Scalenghe (d’obbligo il ri-
chiamo al nuovo duomo di Torino) si ricompone la comunità parroc-
Le istituzioni ecclesiastiche e la vita religiosa
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98
L’attività del Seyssel quale arcivescovo di Torino è stata puntualmente ricostruita da
cavi-
glia
,
Claudio di Seyssel
cit., pp. 351-55. Del discusso
Synodum
scrive il Maccaneo per cui rimando
ibid
., p. 389.