

800
Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
sulle chiese di Vercelli e di Torino e non aveva rispettato l’indulto ni-
colaiano del 1451, che voleva eletti alle cariche ecclesiastiche del duca-
to solo sudditi dei Savoia. Più volte, poi, il duca era ricorso al pontefi-
ce per arginare i reati degli ecclesiastici, per il controllo degli Inquisito-
ri, per la censura di alcuni comportamenti immorali del clero. Il Seyssel
poteva, quindi, reintegrare l’immagine della Savoia cristianissima e fe-
delissima che il letterato pensionario Domenico Maccaneo andava illu-
strando anche a Francesco I e a Leone X
91
.
La presenza di un Savoiardo a Torino avrebbe, inoltre, favorito la
composizione dei contrasti tra Piemontesi e Savoiardi a causa della pre-
valenza politica delle due parti nello Stato. La fedeltà ducale del Seys-
sel avrebbe potuto, così, promuovere più stretti legami tra comunità pie-
montesi e sovrano, troppo impegnato, come ha scritto il Marini, «in uno
sforzo di autorganizzazione, di autodifesa, in un gioco di protezione di
sé o al massimo della propria patria canavesana o vercellese o del prin-
cipato del Piemonte»
92
.
In questa ottica vanno anche lette le esigenze di ristrutturazione del-
la diocesi e la lotta ai Valdesi, visti come minaccia alla coesione e all’or-
dine interno dello Stato. Alla loro repressione dovevano concorrere au-
torità civile e diocesana per il potenziale eversivo degli eretici, come di-
mostrano le raccolte inquisitoriali degli
errores
93
. Nel 1517 le comunità
del Piemonte si erano opposte all’arruolamento di diecimila fanti ri-
chiesto dal duca contro i Francesi. Del resto la nascita dell’archidiocesi
91
Per i rapporti dei duchi con i pontefici e la curia romana si vedano i documenti conserva-
ti in AST, Registro lettere Corte, 1506-20; Materie Ecclesiastiche, cat. 1, 43, 44, 45; Abbazia
di San Gennario; Corti estere: Roma; Arcivescovado di Torino. In generale:
p. merlin
,
Gli sta-
ti, la giustizia e la politica nella prima metà del ’500 nel ducato sabaudo
, in «Studi Storici»,
xxx
(1988), pp. 503-25;
a. barbero
,
Savoiardi e Piemontesi nel ducato sabaudo all’inizio del ’500: un
problema storiografico risolto?
, in «BSBS»,
lxxxvii
(1989), p. 591-637; per alcuni aspetti ante-
cedenti:
comba
,
Il progetto di una società coercitivamente cristiana
cit., pp. 33-56. Di Domenico
Maccaneo si è tenuto soprattutto presente
Epithomae novem Ducum Sabaudorum
, in parte pub-
blicato da
d. promis
,
HPM
,
Scriptorum
, I, coll. 739-838; inoltre:
Breviarium Sabaudianae Anti-
quitatis
,
Corographia Italiae Cispadanae et Transpadanae Carolo Sabaudiae duci subiectae
,
Choro-
graphia brevis a Dominicho Machaneo contexta pro historiae sabaudianae dilluciditate
(i manoscrit-
ti si conservano in AST, Storia della Real Casa, II, 2). Interessante anche il
Breviarium Sabaudianae
Antiquitatis
(
ibid.
, ff. 258 sgg.) in un primo tempo dedicato a Claudio di Seyssel «nunc archiepi-
scopo Taurini». A Francesco I aveva dedicato la
Vita degli otto duchi
, predecessori di Carlo II,
mentre a Leone X, la
Vita e le gesta dei sedici conti di Savoia
.
92
l. marini
,
Savoiardi e piemontesi nel ducato sabaudo (1418-1601)
, Roma 1962;
id
.,
sub voce
«Carlo III di Savoia», in DBI, XX, pp. 294-304.
93
Si veda, ad esempio, il ms
Errores Valdensium contra fidem catholicam
, in AST, Materie Ec-
clesiastiche, cat. 38, Eretici. Questo il titolo esatto:
Hii sunt errores Valdensium sive pauperum de
Lugduno ex schola Bernecii extracti
; inoltre:
j. jalla
,
Storia della riforma in Piemonte fino alla morte
di Emanuele Filiberto
, Firenze 1914, pp. 1-11;
r. cegna
,
L’Ussitismo piemontese del ’400
, in «Ri-
vista di storia e di letteratura religiosa»,
vii
(1971), pp. 21-55.