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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)

Il

De triplici statu viatoris

, anche alla luce delle varie elaborazioni tra

il 1514 e il 1517, segna un personale cammino di ascesi, cadenzato sul

calendario liturgico dei misteri della vita di Maria, madre di grazia e cor-

redentrice di salvezza. Nella storia individuale si riflette il più vasto sen-

so della vita quale

peregrinatio mortis

e

sequela Christi

, come anche vole-

vano le

artes bene vivendi et moriendi

non ignote alla cultura dell’Uma-

nesimo cristiano. Il commento «etologico» al versetto di Luca, II, 8 dà

origine ad un

Tractatus de pastoribus et de vero prelato

, composto, insie-

me all’intera riflessione sul secondo capitolo dell’evangelista, tra la fe-

sta della Presentazione della Vergine al Tempio (29 novembre) e l’otta-

va dell’Immacolata Concezione del 1514, in Avvento, tempo liturgica-

mente e spiritualmente molto significativo. I pastori, secondo il Seyssel,

sono i più vicini allo stato di perfezione per semplicità, povertà ed umiltà

ed a loro spetta il dovere di vigilare sul gregge. Al culmine della medi-

tazione l’Umanista francese poneva Cristo, modello di perfezione, al

quale gli ecclesiastici, definiti anche Gesù e Salvatore, si dovevano

conformare, quali

Salutare Dei

e generatori di Cristo nel cuore dei cre-

denti attraverso l’adesione totale quasi ad una sorta di

Christiformitas

87

.

L’argomento è sfuggito a tutti gli studiosi del Seyssel, il quale nel

De

triplici

più volte aveva dichiarato l’intenzione di comporre un trattato

«de vita et de persona Christi». Le critiche anche personali alla corru-

zione della Chiesa e degli ecclesiastici, presenti nelle sue opere, si ritro-

vano nei sermonari dei predicatori francesi del tempo, negli Umanisti

cristiani e in Amedeo Berruti, di cui era divenuto amico a Torino, ne-

gli anni giovanili, e a Roma, all’epoca del Lateranense V, quando si me-

ritò la stima e l’affetto di Leone X, che aveva approvato e caldeggiato

la continuazione del

De triplici

.

Guillaume Petit, Domenicano parigino, confessore di Luigi XII e di

Francesco I, amico di Lefèvre d’Etaples e di Erasmo, aveva pubblicato,

contro la volontà dell’autore, la prima stesura del trattato nel 1514.

Il Seyssel richiese un giudizio di Lefèvre d’Etaples, del teologo Rau-

lin e di Josse Clichtove; suo editore fu Josse Bade, che a Parigi, in que-

gli anni, stampava scritti di Erasmo, dei Fabristi e si faceva promotore

della politica culturale ed editoriale degli Umanisti francesi. Il Seyssel

era vicino ai movimenti preriformatori francesi, attorno ad opere quali

il

Quincuplex psalterium

di Lefèvre d’Etaples, all’

Elucidatorium eccle-

87

Ibid.

, f.

ccxii

r

. Al riguardo:

m. piton

,

L’idéal épiscopal selon les prédicateurs français de la fin

du

xv

e

siècle et du début du

xv

e

, in «Revue d’histoire ecclésiastique»,

lxi

(1966), p. 99: «On ne lui

demande plus de se conformer seulement à des canons anciens […] on lui demande de regarder le

Christ et de l’imiter»; anche

massaut

,

Josse

cit., II, pp. 47-57.