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siasticum

e al

De vita et moribus sacerdotum

del Clichtove. A Roma co-

nobbe Leone X, Egidio da Viterbo, generale degli Agostiniani, i cardi-

nali Giustiniani e Contarini, il ricordato Amedeo Berruti, mentre ele-

menti della riflessione pastorale del nostro si leggono anche nel

Libellus

ad Leonem X

di Giustiniani e Querini

88

.

Alcune pagine della

Grant Monarchie de France

, opera composta in

un intervallo del

De triplici

, possono illustrare la visione del ruolo della

Chiesa e del vescovo nella società anche nei rapporti con il principe cri-

stiano. Al riguardo dovevano essere privilegiate due prospettive: la re-

ciproca collaborazione tra i due poteri per la pace e per la giustizia; la

dimensione esemplare di principi e prelati. La religione del primo do-

veva avviare un regime di cristianità di ordine e di pace, nella difesa e

nella diffusione della fede cattolica, nella lotta contro l’eresia e la be-

stemmia, nella tutela dei diritti della Santa Sede, nella promozione di

ecclesiastici di santa vita e residenti. Gli atti esterni di devozione dei

sovrani dovevano sancire la benevolenza e la paternità loro nei confronti

dei popoli.

La nomina del Seyssel a Torino avvenne all’indomani di una stagio-

ne della Chiesa locale particolarmente significativa sul piano istituzio-

nale e pastorale tra la metà del

xv

secolo ed i primi decenni del

xvi

, so-

prattutto durante gli episcopati dei della Rovere, Domenico, Giovanni

Ludovico e Giovanni Francesco. Il primo, cardinale, da Roma il 24 di-

Le istituzioni ecclesiastiche e la vita religiosa

797

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Amedeo Berruti (1470-1525) conobbe il Seyssel probabilmente durante gli anni di studio

del diritto a Torino. Fu vicario generale dei vescovi Domenico e Giovanni Ludovico della Rove-

re e raccolse le costituzioni sinodali torinesi del 1501. Fu anche vicario generale del vescovo di

Vercelli Bonifacio Ferreri e del vescovo di Bologna Giovanni Stefano Ferreri, morto nel 1510. A

Bologna, nel 1508, pubblicò un

Sermo de officio episcopi

di particolare interesse, dove delineò i

tratti del modello di vescovo secondo la tradizione canonistica e con citazioni dalla Sacra Scrit-

tura specialmente al riguardo del dovere della visita pastorale. Fu al servizio dei pontefici Giulio

II e Leone X e partecipò ai lavori del concilio Lateranense V. Perseguì gli interessi della Chiesa,

della sua libertà e della riforma della curia romana come fecero i contemporanei Ercole d’Azeglio,

vescovo d’Aosta, Giovanni Francesco della Rovere e Claudio di Seyssel, vescovi di Torino. Si ve-

da al riguardo l’opera del Berruti, dedicata al Seyssel:

Dialogus de amicitia vera […] de epithetis Cu-

riae Romanae et aliorum principum […] de curialibus

, Roma 1517. Nel 1515 fu eletto vescovo di

Aosta e morì ospite del vescovo di Ivrea, Sebastiano Ferrero, amico anche del Seyssel. Sul Ber-

ruti:

l. marini

,

sub voce

«Berruti, Amedeo», in DBI, IX, pp. 411-14. Sull’ambiente e sui perso-

naggi citati si veda anche

h. m. allen

,

Opus epistolarum Des. Erasmi Roterodami

, II, Oxford 1911;

j. c. margolin

,

Érasme, Briçonnet et les débuts de la Réforme

, in

Église et vie religieuse en France au

début de la Renaissance

, in «Revue d’histoire de l’église de France»,

lxxvii

(1991), n. 198, pp. 10-

28;

j. dagens

,

Humanisme et Évangelisme chez Lefèvre d’Etaples

, in

Courants religieux et humani-

sme à la fin du

xv

e

siècle et au début du

xvi

e

siècle

, Paris 1959, pp. 7-24;

m. mann

,

Érasme et les dé-

buts de la Réforme en France (1517-1536)

, Paris 1934; sull’

Elucidatorium ecclesiasticum

,

a. l.

hermyniard

,

Correspondance des réformateurs dans les pays de langue française

, I, Genève-Paris

1866, pp. 20-23; sulle opere del Clichtove, oltre al Massaut:

g. g. meersemann

,

Il tipo ideale di

parroco secondo la riforma tridentina nelle sue fonti letterarie

, in

Il Concilio di Trento e la riforma tri-

dentina

, I, Roma 1965, pp. 27-44.