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della corte lo aveva convinto della necessità di assolvere pienamente al

ruolo di pastore d’anime, mentre i suoi due scritti di questi anni,

De tri-

plici statu viatoris

e

La grant Monarchie de France

, più alcune traduzioni in

francese di autori classici testimoniano la sensibilità che lo indirizzò nel-

l’azione pastorale a Torino

85

. Ma il vescovo era impegnato a raggiunge-

re lo stato di perfezione spirituale anche a causa della consapevolezza del-

la propria morte e della sua «âge qui tend a vieillesse», a partire dal 1512

e a causa della malattia nel 1514; così abbandonò definitivamente il ser-

vizio alla corte di Francia per motivi morali e politici. La decisione di

«vacare solis sacris scripturis» si univa all’intima convinzione che «ad

perfectionis statum contingendum cogitatio mortis est necessaria» e che

«sancti viri mortem appetierunt». La vita, allora, come cammino di per-

fezione alla luce del morire si traduceva nell’immagine del navigante e

del pellegrino tra le realtà terrene e la tensione alla pace del Paradiso. Un

tale immaginario teologico e spirituale, ampiamente illustrato nel

De tri-

plici statu viatoris

, era,

in nuce

, già definito nella prefazione alla tradu-

zione dal latino dell’amico Giovanni Lascaris delle

Guerre peloponnesia-

che

di Tucidide, con riflessioni sulla responsabilità dei principi tempo-

rali e spirituali, per l’esemplarità dei loro comportamenti e per l’ordine

della storia, fondamenti della salvezza spirituale

86

.

Le istituzioni ecclesiastiche e la vita religiosa

795

fra Quattro e Cinquecento: persistenze, disagi e novità

, in

chittolini

e

miccoli

(a cura di),

Storia

d’Italia

cit., pp. 221-64. Su questo periodo della vita del Seyssel si vedano anche le precisazioni

di Poujol, in

c. de seyssel

,

La monarchie

cit., pp. 14-15; quanto ai rapporti con il cardinal d’Am-

boise va ricordato che il cugino Jean de Seyssel aveva sposato Barbe d’Amboise, nipote del car-

dinale. Lo stesso capitolo della cattedrale di Marsiglia, il primo gennaio 1510, aveva nominato un

successore del vescovo poiché la «communis vox» lo definiva morto.

85

Sugli scritti editi ed i manoscritti del Seyssel, cfr.

ibid.

, pp. 19-28. Il

Tractatus de triplici sta-

tu viatoris

fu composto a Roma nella primavera del 1514 e pubblicato a Parigi da Josse Bade il 7

agosto successivo, con l’approvazione, all’insaputa dell’autore, di Raulin, Lefèvre d’Etaples e Cli-

chtove, su richiesta di Guillaume Petit, Inquisitore di Francia; fu ristampato dallo stesso tipografo,

senza data (ma nel 1515). L’opera, ripresa e completata dall’autore, fu ristampata a Torino il 20

maggio 1518. La nuova edizione comprendeva l’

explicatio

al primo capitolo del Vangelo di Luca,

già pubblicata nel 1514, e il successivo commento al capitolo secondo e terzo dello stesso vangelo,

scritto durante i primi mesi dell’episcopato torinese. Interessante la cronologia della composizio-

ne del

De triplici

: avviato a Roma durante la festa dell’Annunciazione di Maria, il lavoro si pro-

trasse fino alla festa dell’ottava della Immacolata Concezione del 1515. L’opera fu rivista dal Do-

menicano torinese Gerolamo Racchia nel 1517. La

Grant Monarchie

fu composta tra il febbraio ed

il marzo del 1515; indirizzata, dapprima, a Luigi XII, fu dedicata a Francesco I e pubblicata a Pa-

rigi nel 1519. Tra il 1510 e il 1514 il Seyssel aveva anche tradotto la

Storia ecclesiastica

di Eusebio

da Cesarea dalla versione latina di Rufino d’Aquileia.

86

Uguale sensibilità relativa alla vecchiaia e alla morte nel

Carmen de senectutis incommodis

(1509) di Erasmo da Rotterdam, per cui

l. firpo

,

Gente di Piemonte

, Milano 1983, pp. 41-70; nel

1514, a Roma, durante la malattia, il Seyssel aveva ottenuto da Leone X la facoltà di fare testa-

mento. Sul tema della morte nei suoi risvolti ascetici e spirituali:

g. alberigo

,

Vita attiva e vita con-

templativa in una esperienza cristiana del

xvi

secolo

, in «Studi Veneziani», 1974, pp. 177-225. Nel-

la riflessione sulla corruzione dei prelati spesso il Seyssel ricorre a dati di esperienza diretta o alla

confessione personale (

de seyssel

,

Tractatus

cit., f. LIX

r

sgg.).