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Capitolo VI.
che pure aveva esercitato su di lui un fascino singolare, gli riusciva
toll erabile; anzi di cono che non le risparmiass e oltraggi, rampogne
e percosse.
.
La cosc ienza dell 'infelicissimo Re, ormai os curata, s i accostava
gradatamen te ve rs o la cec ità moral e. Ora ch iede va d' entrare in un
conven to per finire in pa ce la vita es trema così travagliata, ora desi–
de ra va giuoc hi fan ciulleschi come se fosse diventato un'altra volta
bambino.
A troncare un 'esistenza cos ì miser evole intervenne, piet oso , un
assalto nuovo di ap opl essia.
Avrebb e voluto acc or rere Carlo Emanuele al letto del padre mo–
l'ente ; ma ne lo scons iglia rono la R egina e il Marchese d'Ormea .
Ai 31 d'ottobre il vecchio Monarca entrava in agonia. Il Padre
Per ard i, che lo assisteva, lo esor tava a compor re in pace l'anima
sua prima della partita es t rema , perdonando a tutti e ch iede ndo
a Dio perdono delle sue colpe . Il degno sace rdote, non sapendo
se ancora l'Augu sto morente fosse in condizione d'intendere le
sue paro le, piegandosi s u di lui , gli disse:
«
Si re, se voi
mi
udite,
baciate questo Croei fieso; sa rà segno che voi perdonate, per ottener
perdono
l' .
Baciò il morente l' immag ine del Reden tore fervidamente, e ve rs o
se ra, s pirav a.
Nella Metr op olitan a di Torino si celebrarono solenni funerali
per l' estinto, la cu i salma fu trasportata a Soper ga dove riposa
so tto le volte del monumento grandi oso, che etern a la sua vitt or ia
(fig. 111).
E bbe Vittor io Amedeo mezzana statura, occh i cerulei viviss imi,
nobile e fìero il po r tamento , Ri soluto nelle sue volontà , gelos iss imo
del poter e, volle tutto vede re e provvedere a tutto da sè , onde a lui
so lo va attribuito il merito e il de merito de lle vicende politiche de l
regn o.
Im pen et rabile ne' suo i di segni, pro fondo simula tore e di ssimulatore,
non favo riti, non ministri ebbe ro il man eggio dello Stato, ma intero
lo ten ne da so lo con in defessa
op erosit à
di, mente e di cor po.
Fu pr ode nelle a rmi, coragg ios o in campo, per severante e tenace
cos ì nella p ros pe ra come nella avvers a fortuna.
F elicissimo conoscitore degli uomini, trasse dal nulla l'Ormea e
il Bogino ed altri che gli furono devoti, mentre promoveva le let–
tere e gli s tud i e invit ava dall 'estero dotti e letterati, non lasciava
lo ro alcuna lib ertà di scrivere o di pensare.