Table of Contents Table of Contents
Previous Page  300 / 300
Information
Show Menu
Previous Page 300 / 300
Page Background

.588

'Capitolo IX.

Torino, con l'incarico di stipulare i nuovi acc-ordi col Re. Quell'uomo

destò nell'animo di Vittorio Amedeo un senso così vivo di ripu–

gnanza, che non volle riceverlo: il che .detteluogo a un vivace scambio

di proteste e di risentimenti, e poco dopo, non ostante i consigli

dell'Inghilterra, alla dichiarazione di guerra.

Compromessasi irreparabilmente con la ' Francia, impotente con

le sole sue forze a difendere contro di essa Nizza e Savoia, mesco–

latasi per il corso di quasi tre anni a tutti ' i maneggi degli esuli, al

momento della lotta, Casa Savoia, che non si era prima assicurata

della soJlecita cooperazione dell'Austria,

tampoco sul contingente

di forze con le quali l'Impero avrebbe dovuto soccorrerla, si trovava

abbandonata come alleata inutile da quella Corte, alla cui balìa si

era data senza ritegno e per le cui sollecitazioni . aveva consentito a

partecipare alla lega europea.

Tentò Vittorio Amedeo far nuovo appello agli Stati italiani, perchè

lo soccorressero; ma senza nulla ottenere.. Poco dopo riprendeva le

trattative con la Francia, ma i ' tumulti del 20 giugno a Parigi e poi

quelli .del 10 agosto, che ponevano la Corona francese e l'Assemblea

nelle mani della plebe furente, inducevano il Governo piemontese a

dichiarare che non poteva trattare con un

«potere fondato sulla rena

»,

Se gli Alleati, dopo la fallita incursione nel Belgio per parte dei

Francesi (maggio 1792), si fossero subito volti verso la frontiera

francese, la Francia avrebbe corso un brutto pericolo. I primi eser–

citi francesi

a~evano

dato un triste spettacolo di paura e di indi- .

sciplina: il ritardo degli Alleati salvò la Francia, e le permise di

riordinare le sue forze.

La Russia aveva appunto atteso la dichiarazione di guerra per

invadere la Polonia e sottometterla al proprio dominio; ma Austria

e Prussia non intendevano di consentire a Caterina II l'occupazione

di quell'infelice paese, senza avere anch'esse la loro parte di preda.

Le trattative che ne seguirono furono così lente che solo verso

i primi d'agosto le milizie austro-prussia ne poterono arrivare alla

frontiera francese. Volevano 'esse salvare la Monarchia, e questa,

accusala di connivenza cogli stranieri, il 10 d'agosto veniva rove–

sciata. Arbitro della situazione divenne allora il Comune di Parigi,

che, ricostituito con nuovi elementi, pretese di essere il vero inter–

prete del pensiero della Francia e di dettare all'Assemblea

le

sue

volontà.

Frattanto, ad accrescere il pubblico fermento, giungeva la notizia

che gli stranieri erano entrati nel territorio francese, ponendo assedio