

La Rivoluzione france se e la Monarchìa Sabauda
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l'impero degli Absburgo; altri ancora, come il Conte Perrone di
San Martino, consigliava alla Corte un nuovo indirizzo politico.
Vedendo che sull'Inghilterra non si poteva contare, come quella che
era impegnata nella guerra con le sue colonie d'America, persuaso
d'altra parte che in politica, mutandocontinuamente le circostanze,
necessitava trovarsi sempre preparati per poterne approfittare e
dominare gli eventi, suggeriva di stringere amicizia coi Principi .
protestanti della" Germania, ' segnatamente col Re di Prussia; tanto
più
perehè
questi aveva ripetutamente manifestato vivissimo desi–
derio di unirsi
i~
alleanza col Piemonte. E poichè anche la
Rus~ia,
sotto Caterina II, mostrava desiderio di annodare relazioni diploma–
tiche con la Corte di Torino, per aprire nuove vie all'esportazione
de' suoi prodotti, non conveniva più oltre tergiversare, ma cogliere
le circostanze così singolarmente favorevoli.
Tali consigli e sollecitazioni non facevano presa sull'animo del
Re: egli non si stancava di ripetere ai suoi rappresentanti all'Estero . :
che non voleva accordi impegnativi con nessuna Potenza, Voler essere
neutrale per ogni evenienza guerresca che sorgesse così in Oriente
come in Occidente.
Quanto alle relazioni dello Stato Sabaudo con gli Stati d'Italia
potevano dirsi assai buone, salvo qualche nube con Venezia e un
evidente dissidio con Genova. Toscana e Parma erano, per ben due
volte, ricorse alla mediazione del Re per alcune quistioni insorte fra
di loro per
ragioni
di confini, segno questo non pure di amicizia,
ma di deferenza verso il Monarca e lo Stato Piemontese.
E buone del pari le relazioni con Roma, poichè
il
Principe Sabaudo
non Lralasciava occasione di gratificarsi
il
Papa, come questi non
.trascurava di testimoniare al Re la sua benevolenza per quanto faceva
per la Chiesa. Col Napoletano, tolto d'ufficio il ministro Tanucci, le
relazioni politiche erano divenute migliori. Solamente con Genova
durava l'antica ruggine, e non solo tra i due Governi, ma tra i sudditi
confinanti, onde spesso avvenivano conflitti con morti e feriti.
Con Venezia, passato il periodo di malumore, provocato dalla
Serenissima, quando si ostinò a voler mandare un solo Ambasciatore,
invece di due, come prescriveva il cerimoniale, per le feste dell'ascen–
sione al trono di Vittorio Amedeo, le relazioni diplomatiche si erano,
fin dal 1788, ristabilite.
3. - In generale però gli Stati italiani direttamente o indiretta–
mente si trovavano sotto l'influenza austriaca, rivali e gelosi gli uni