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lotta, come ogni altro organismo vivente, per lo spazio ne l
tempo; e difatti noi vedemmo Torino crescere o diminuire
secondo che maggiore o minore era la' parte del Piemonte e dei
paesi vicini sulla quale poteva far sentire la propria influenza;
e per la st essa ragione essa cominciò a progredire rapidamente
qnando, non solo di nome, ma di fatto divenne capitale dello
Stato Sabando.
È
cosa poi naturalissima che, quanto più si
estendevano i confini dello Stato Sabaudo, tanto maggiore fosse
l'importanza e la prosperità della capitale, perch è maggiore era
lo spazio su cui più direttamente. poteva far sentire l'influenza
sua, non solo ' politica, ma anche economi ca.
• Cosa importantissima, scriveva già il Botero, per recare
grandezza ad un luogo
è
il dominio, conciossiach è questa porta
seco dipendenza, e la dipendenza concorso e il concorso gran–
dezza. Nelle città che hanno signoria e principato sopra l'altre,
si riducono, con divers e arti, le ricchezze pubbli che e le facoltà
private. Quivi concorrono gli ambasciatori di principi, e gli
agenti dei comuni, quivi si agitano le cause di più importanza
e criminali e civili e le appellazioni qui si devolgono; quivi si
trattano da uomini di qualità le faccende ed i negotii delle comu–
nità o de' personaggi : l' entrate dello Stato vi si raccolgono e
vi si spendono: i princip.ili e più facoltosi cittadini delle altre
terre cercano d'allignarvi e di fermarvi il piede. Da tutte queste
canse ne segue l'abbondanza del denaro, esca efficacissima per
tirare e far correre da lontanissimi paesi i mercatunti e gli arte–
fici e la gente di travaglio e di servitio d'ogni sorte. Così la
città cresce a mano a mano di magnificenza e di moltitudine
d'huomini e di dovizia d'ogni cosa, e cresce a proportione del
dominio
»
(l ).
Abbiamo già visto l'aumento della popolazione di Torino:
conviene che ora brevissimamente esaminiamo le successive mo–
dificazioni della pianta. La cit tà mantenne intatta la sua forma
quadrata, che data, come vedemmo, dall' epoca romana, fino al
tempo di Emanuele Filiberto, il quale fece costruire, all'angolo
(i )
BOTERO
G.,
Della ragion di stato, l.
X,
ecc., p.
339. Il
Botero
parla in seguito della
«
residenza della
nobilt à
»
e
«
della residenza del
pr ìnclpe
»
come causa di importan za delle città, p. 340 e 342 e segg.; e
nota tra l'altro che le città d'Italia sono, d'ordinario, più grandi delle città
di Francia, perchè in Italia i gentiluomini abitano nelle città e in Francia
nei loro castelli.