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- 02 -

Direttor e degli st udi, e soprat tu tto l'età dell'allievo decidevano

s ul passaggio da una classe a ll'a l tra e non solo nel senso ascen–

den te, ma a nche nel senso disc end ente, poich è non e ra raro un

cambiamento da classe supe r iore ad inferi ore du rante l'anno

sco lastico.

Come gli st ud i si svolgessero e qu al profitto gli alli evi ne r ìca–

vassero non è, natura lmente, cosa facile a giudica rs i. Il pr ofit to

degli studi deriva in gra n par te dall a bontà degli insegn anti e dall a

severità

delle prove. Quest' ult imo elemen to non può a

se i-lrs l

che

fos 'e preponrlerante, l'alt ro non lasciav a invero nulla a deside–

rare ; e leggendo

i

nomi di qu ei pr ofessori, dal Plana al Bou–

cheron, dal Bidone al Vernazza , non si può credere che essi si

rassecnassero a far opera vana e lasciassero adden a re sull'Ac –

cademia quelle fitte te nebre d 'ign oranza, ne lla qu ale

è

nei temp i

prese nti di moda di figurare i-avvolta l'Accad emia mìlltare di

q uei temp i. Si dim enti can o, ciò asserend o, i nomi di alli evi non

pochi che illus trarono più tardi

il

loro nome nel campo delle

scienze, e si diment ica che Dir et tore decli studi era Cesare Sa–

luzzo, il quale

«

su tutto vegli ava e le minu te cose sopravve–

deva, consigliando ed ispirando i pro fessor i, eg li che la variet à

de lle cog nizioni sa peva ridurre ad uni tà, e che nell 'introdurre

nell'Accademia un metodo di

vm-ìforml

stud i, in un te mpo in cui

prevaleva l'antico, fece cosa che agli ocu lati parve un'eman ci–

pazione ed un prog res

so,

a i loschi un labir into, ma che nelle

mani d' un aluzzo non poteva fallire » (1). Variformi erano gli

studi, ma lo st ud io del la tin o ne era la ba-e pr ima, come nelle

altre sc uole del te mpo; bensì, e a differenza di ques te scuole, lo

stud io del latino sus

ìdlava,

non assorb iva lo stud io sia dell 'l ta–

liano sia del francese, che e ra no post i a ll' incirca ad uno stes o

livello. E così non si giungeva al punto, ch e le sc uole raggìun –

gevano o credevano di raggi un gere, di fai' discutere gli alli evi

di fllosofla nella lingua di Cicerone, ma non si tralasc iava n è di

far apprezzare i cla ' ici latini nel loro te to or lgl na le n è di col–

tirare neeli all ievi l'amore alle

lettere,

Poss iamo add urne un

a rgomento nell 'n o seg uito da l generale Robilan t di fare ese–

g uìre me nsilme nt dag li accadem isti un compon ime nto su una.

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di fÀ-Sart

ti;

Saluzzo.