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DA RIVOL I A VERSAILLES

L'influenza di Fénelon, prima suo precettore di­

retto

poi consigliere epistolare quando le cabale di

corte

lo fecero relegare nel vescovado di Cambray,

fece

il miracolo di trasformare questo maniaco

della

collera in un modello di pietà e di dolcezza.

Metamorfosi che ha del prodigio e si può quasi

interpretare come una presaga preparazione ad una

immatura morte, sopraggiunta quando egli era al

limite del 30° anno.

Non bisogna però credere che il matrimonio si

effettuasse subito. Ebbe la celebrazione l’anno se­

guente, ma solo per la forma, e qualche anno fu

ancora dedicato a quella che non era divenuta an­

cora donna, ma già era Principessa di Borgogna.

All’educazione di questa nipotina, per acquisto, del

Re Sole, Madama di Maintenon dedicò tutto lo zelo

e l'esperienza di cui era ricca. La irregimentò con

altre nobilissime damigelle di Francia nel suo edu­

candato di Saint-Cyr, ed è per lei che fu composta

da Racine e recitata

YAtalia,

il capolavoro fra le

tragedie storiche a soli personaggi femminili.

La principessa Maria Adelaide aveva già ricevuto

a Torino un’accurata educazione ed arrivò a Mon-

targis la domenica 4 novembre 1696. Luigi XIV

era partito da Fontainebleau dopo il desinare per

andarle incontro, e l’accompagnavano suo fratello

ed i signori più in vista della Corte. La fidanzata

savoiarda giunse verso le sei pomeridiane; il Re le

andò incontro alla carrozza, l’abbracciò e la con­

dusse nel suo appartamento.

Dangeau, che l’aveva accompagnata, chiese al

Monarca se la principessa gli era piaciuta e questi

prontamente rispose: «Moltissimo; posso a mala pena

contenere la mia gioia ». Un quarto d’ora dopo averla

momentaneamente lasciata tornò per rivederla; la

fece

parlare, contemplò il suo busto e le sue mani

e

poi soggiunse: « Non la cambierei per nessun'altra

al mondo ». Continuava a guardarla come avrebbe

potuto fare per un grazioso animale, come avrebbe

contemplato

una gazzella.

Xell’attesa del pranzo se­

rale la collocò su di una poltrona del proprio gabi­

netto ed egli rimase su di uno sgabello, ai suoi piedi.

Pare una scena tra nonno e nipotina; ma non dob­

biamo essere troppo pronti a commuoverci per il

quadretto famigliare. La vera portata dei sentimenti

in giuoco ci viene rilevata dalla lettera che egli, la

sera stessa, scriveva a Madama di Maintenon, sua

moglie morganatica dopo essere stata sua amante;

ma sempre, prima e dopo, sua direttrice spirituale.

Lettera interessantissima ma troppo lunga, anche

per il

postscriptum

aggiunto alle dieci di sera prima

di coricarsi, perchè la si possa qui riprodurre. Da

essa traspare come il Re Sole assai poco si curasse

dell'intima sostanza spirituale della giovinetta, ma

solo ne soppesasse con un qualche cinismo le qualità

esteriori e le attitudini per costituire una brillante

comparsa, o meglio una protagonista, sulla scena

della Corte.

Xe abbiamo una conferma dodici anni dopo

quando Maria Adelaide di Savoia Borgogna, divenuta

l’ornamento e l’anima della Corte, era incinta di

colui che doveva regnare come Luigi XV.

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Re Sole

voleva andare a fissare la Corte a Fontainebleau e

nell’attesa faceva frequenti viaggi nel prediletto sito

di Marly. La principessa, benché in condizioni deli­

cate, lo seguiva perchè tale era il suo volere. Un

giorno che egli passava presso la peschiera, una dama

della duchessa corse, tutta affannata, ad informarlo

che ella si trovava in pericolo di aborto. Il Re, per

impressionare e fare uno scherzo di cattivo genere

ai numerosi cortigiani che gli stavano dattorno,

disse: « La Duchessa di Borgogna si è ferita ». E

tutti a dolersene e commentare che sarebbe stato

un gran pericolo per il suo parto. Il Re scoppiò

allora in una inattesa ed inaudita collera. « E quando

ciò fosse, che cosa me ne importerebbe? Se morisse

il Duca di Berry non è forse in grado di sposarsi e

darmi l’erede al trono! Un nipote o l ’altro per me

fa lo stesso. Poi infine, se fosse ferita, se ne starebbe

a letto una buona volta e non dovrei più sentire i

consigli dei medici e le chiacchiere delle matrone

tutte le volte che devo trasportare la Corte ».

Un silenzio

da sentir camminare una formica

suc­

cedette a questo sfogo crudele. A mala pena si osava

respirare. Anche i servi ed i giardinieri rimasero di

pietra; e questo silenzio durò più di un quarto

d ’ora.

Se nella lettera di Montargis ci fosse stato un

barlume di preoccupazione morale, frammezzo a tv.

le grazie esteriori ed alle perfette convenienze au­

liche, Luigi XIV non sarebbe stato, dopo dodici

anni di intimità quotidiana, il nonno duro ed odioso

per la madre del suo erede.

La vita di Corte travolse alquanto la giovane ed

inesperta principessa. Il vizio del giuoco ne fece una

vittima cospicua.

Il

Re pagava, grazie alla intercessione di Madama

di Maintenon a cui Maria Adelaide si rivolgeva chia­

mandola «cara zia » in molti biglietti tracciati affan­

nosamente al tavolo stesso di giuoco, e che si sono

tuttora conservati. Pentimenti, risoluzioni a soccorso

avvenuto, per poi ricominciare con maggior foga.

Però i suoi giudici più severi convengono che

ella si corresse con l ’età e che la sua volontà, il suo

spirito raro, il sentimento del rango di regina madre

che stava per impersonare, trionfarono alfine delle

sue improntitudini. «Tre anni prima della sua morte »

— scrisse la Duchessa d’Orléans, madre del Reg­

gente, onesta e terribile dama che dice sempre cru-

demente ogni verità — «la Delfina era migliorata

assai; non giuocava più che di rado e non beveva

più smodatamente. Xon permetteva più che le gio­

vani dame si prendessero con lei troppa libertà,

mettendo le mani nel suo piatto ».

In mezzo alla corruzione, non spudoratamente

palese come sotto Luigi XV, ma pur dominante

dietro i paraventi alla Corte del Re Sole, ella si

mantenne pura. Ancora morente potè dire al marito:

«Signore, non mi amate più da molto tempo; ma è

ingiusto; non vi ho mai fatto dei torti! ». Akuni

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