

CARLO E AMEDEO DI CASTELLAMONTE
La Chiesa di Lucania
mità meridionale della via omonima; entrò infine nel
Consiglio di sorveglianza e direzione dei lavori per
fortificare, in quella zona, i dieci nuovi isolati.
Per la sua perizia come ingegnere militare riscosse
vivi elogi dai contemporanei e il saluzzese Agostino
della Chiesa lo giudicava: «così ingegnoso nel fa-
bricar machine da guerra e nel indrizzare fortezze,
che non ha forse pari in tutt’ Italia ».
Morì probabilmente sullo scorcio del 1639 o al
l’inizio del '40, chè, dopo quest’epoca, i registri di
Corte intestano rimborsi e pagamenti non più a Carlo,
ma al figlio Amedeo, educato dapprima, presumi
bilmente, dai gesuiti, inscritto poi aU’Università dove
s’addottorò in legge, professione, tuttavia, che non
esercitò mai. preferendo invece frequentare lo studio
paterno, di cui apprese e continuò con onore l’attività
artistica.
E sarà il primo fra tre caratteristici casi di gio
vani piemontesi che, in quello e nel secolo successivo,
avviati all’avvocatura, abbandonarono subito i codici
per dedicarsi all'architettura dalla quale trassero
larga e meritata fama. Seguiranno il suo esempio,
verso la fine del Seicento il biellese Antonio Bertola;
qualche decennio più tardi, l'astigiano Benedetto
Alfieri.
Il
primo notevole edificio dovuto ad Amedeo
Castellamonte è la chiesa di San Salvatore, o San
Salvario secondo la comune denominazione, eretta
neU’odiema via Nizza, di fronte al corso Valentino,
l’anno 1646, per iniziativa di Madama Cristina, sul
luogo già occupato da un’antichissima chiesuola chia
mata di San Salvatore di Campagna.
Lo stesso anno si dedicava al disegno e alla co
struzione del Palazzo Grande (la residenza ducale,
diventata poi la prima Reggia d'Italia). Da questo
momento non si faranno più case
o palazzi in Torino, sia per ini
ziativa sovrana sia per conto di
privati, ch’egli non v ’abbia parte
come progettista o in qualche
modo quale consulente o diret
tore di lavori. Se il padre era stato
l'anima dell’allargamento edi
lizio cittadino decretato da Carlo
Kmanuele I. Amedeo lo fu del
consimile sviluppo promosso e as
secondato da Vittorio Amedeo I.
da Madama Cristina, da Carlo
Kmanuele II.
Di Amedeo Castellamonte, tra
l'altro, è il disegno della chiesa di
Lucento, fondata nel 1654; suoi
sono i progetti di altari per varie
chiese; ampliò la Villa della Re
gina; disegnò il palazzo Truchi
Levaldigi, innalzato all'angolo
dell’attuale via XX Settembre
con via Alfieri, nonché quello
fatto fabbricare dal marchese
d'Ormea nell'odierna via Arsenale, palazzo, quest’ul
timo, passato poi al conte Balbiano di Viale e, pa
recchio mutato nella fisionomia originaria, sede ora
della Banca d ’Italia.
Nel 1668. per ordine di Carlo Emanuele II, dava
e attuava il disegno della Venaria Reale, il sontuo-