

DA R IVOL I A VERSA I LLES
storici mettono in evidenza, come prova sospetta,
che in punto di morte dovendo fare la confessione
generale ella rifiutò il suo confessore ordinario e ne
richiese un altro. Se è permesso sottoporre ad esame
tali materie delicate, vi sarebbe da concludere che
le costava troppo di dover riparare con lui a quelle
ammissioni leggere in una confessione generale, quale
l ’impone alla coscienza del morente l’imminenza del
l ’istante supremo.
Però è abbastanza interessante l ’episodio del Duca
di Fronsac che fu poi Maresciallo di Richelieu. La
Duchessa di Borgogna fu l’avventura con cui debuttò
questo bellimbusto illustre, illustre in quel campo
quanto lo zio lo era stato nell’arte di governare.
Presentato alla Corte a ll’età di quattordici anni,
ammesso all’intimità della Duchessa e di Madama
di Maintenon, trattato come un bel ragazzo vivace
e spiritoso, non tardò a prendersi le licenze sfrontate
di Cherubino, fu tollerato e non ci volle meno che la
Bastiglia per rimetterlo in carreggiata e dare sod
disfazione alla collera del Re. La Duchessa era già
morta quando egli ne uscì.
In mezzo a queste leggerezze, inevitabili in una
Corte come quella, la Duchessa di Borgogna aveva
delle qualità eccellenti che sempre migliorarono con
il volgere degli anni. Un giorno potè dire amabil
mente a Madama di Maintenon: «Zia, vi sono molto
riconoscente. Voi avete avuto la pazienza di attendere
la mia ragione ».
Sarebbe stata senza dubbio capace di affari e di
politica. Il modo con cui seppe difendere suo marito
dagli intrighi del Duca di Vendóme, la schiacciante
rivincita che seppe prendersi su di lui, lo scacco
matto che gli inflisse in piena Marly lasciano sup
porre che avrebbe saputo il giorno che se ne fosse
presentata l’occasione, fare della politica.
EDOARDO ROGGERI
NEL NOME DI ROMA. PER TUTTI I MARI A TUTTE LE TERRE
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i Vittorio Fattoti)
(Fot.
-«ài*.