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CARLO E AMEDEO DI CA S TE I l .AMONTE

Diresse i lavori delle fortificazioni in varie città

del Piemonte, diè il progetto per il forte di Ceva.

disegnò le opere di difesa per tutto il secondo amplia­

mento di Torino e, essendosi approfondito nella

scienza idraulica, potè eseguire lavori di riparazione

riguardanti la Dora Baltea, il Tanaro e il torrente

Grana.

La sua morte è assegnata dal Promis e dal Saluces

a ll’anno 1675; ma il Boggio, nella biografia citata,

oppone che, dopo quella data, altri pagamenti furono

fatti al Castellamonte, come risulta dai registri dol-

l’Archivio Camerale. Kcco, giusto nel if>75, il 10 set­

tembre, un trattamento di scudi 533 1/3 concessogli

dalla Duchessa Maria Giovanna-Battista; nel

i

(>78

un rimborso di spese; nell’80 e '83 altre parcelle

liquidategli. Poi il nome dell’architetto scompare

dai registri.

(1)

Scrive in proposito l’avv. Stefano Revere nella

Rela­

zione Storica deliOspedale Maggiore di S. (ito,anni Hattista

e della Città di Tornio,

Tipografìa I)e Maria, 1876: « ... Nella

primavera del 1680, su nuovo e maestoso disegno del celebre

conte Amedeo di Castellamonte. si metteva mano all'opera,

e degnavasi Madama Reale di trasferirsi addi 5 agosto

detto anno sul luogo, e quivi con grande apparato allo­

garne la pietra fondamentale, cioè una pietra di marmo

bianco di San Martino intagliata con una iscrizione (della

Opina quindi il Boggio che la morte sia avvenuta

nel secondo semestre del ib8j. Non trovò atto di

decesso, ma gli capitò di vedere una copia del vo­

lume sulla 1

’enaria

in cui è tracciata da un anonimo,

a caratteri probabilmente dell’epoca, la seguente

annotazione: «Amedeo Castellamonte morì di apo­

plessia il 17 settembre 1683 ».

Con Amedeo si estingueva la famiglia dei Castel­

lamonte. Se ra sposato due volte e dal primo matri­

monio aveva avuto due figlie, una delle quali si fece

suora nel convento di Santa Croce in Torino.

Nessun ritratto è rimasto nè di Carlo, nè di

Amedeo; nessuna notizia particolare sulla loro vita;

nè marmo o epigrafe ricorda questi due artisti, giu­

dicati giustamente « ingegni solidi e vigorosi », degni

di «occupare un posto eminente nella storia dell’ar­

chitettura piemontese ».

CARLO MERLINI

quale non si conosce il tenore, sebbene siansi fatte le più

diligenti ricerche) ed altra pietra di Sarizzo con l'arma

dell'ospedale. I lavori poi proseguivansi per lo spazio di

anni nove continui sotto la direzione dell'architetto Ba-

roncelli, in allora aiutante del Castellamonte ».

(2)

La festa

b

del 1650 e solennizzava il matrimonio di

Adelaide di Savoia, sorella del Duca Carlo Emanuele II.

con Ferdinando Maria di Baviera.