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L 'I N A U G U R A Z I O N E D I U N A L A P I D E I N M E M O R I A D I G. B . B E C C A R I A

L a i w p r i — t o d a lla la p id a a V iv a li (14 oMoh t 1194-X II)

«’NeUa"'misura infatti del

gradus taurinensis,

che

si è voluto qui perennemente ricordato, il Beccaria

fu topografo e geodeta quando allineava le sue tese

sul terreno da Torino a Rivoli e puntava i suoi

strumenti su campanili e cime di monti ai vertici

della rete di triangolazione; fu astronomo quando

drizzava i suoi cannocchiali al cielo. Il topografo

misurò o dedusse delle distanze sulla superficie ter­

restre; l ’astronomo misurò degli angoli celesti che,

rapportati a quelle distanze, dovevano dare la lun­

ghezza del grado di meridiano in Piemonte, contri­

buendo così, colle analoghe misure a cui accenneremo,

fatte a varie latitudini, alla determinazione della

forma geometrica e delle dimensioni dello sferoide

terrestre.

«E reciprocamente possiamo osservare che le

dimensioni terrestri costituiscono l ’unica base dalla

quale si possano dedurre quelle celesti entro il mondo

solare, proprio come se l'astronomo materialmente

si valesse di un diametro della terra quale di un

campione di lunghezza per misurare le distanze del

sole e dei pianeti.

«La distanza del sole sarà poi la nuova base, il

nuovo trampolino, per così dire, che permette di

balzare alle distanze siderali, alle dimensioni ed alla

forma delTUniverso.

«La breve digressione ha voluto, in primo luogo,

illustrare uno dei tanti esempi della feconda colla­

borazione tra le scienze affini, in secondo luogo illu­

strare una delle non piccole nè poche applicazioni, dirò

così, pratiche, dell’Astronomia,che è almeno eccessivo

ritenere la più superbamente inutile delle Scienze.

«Riprendendo il filo del discorso, dirò dunque

molto volentieri e brevemente dell’Uomo e dell’im­

presa, senza entrare nelle particolarità tecniche di

questa.

«Altri, voglio dire il venerando

ingegner Filotti, promotore gene­

roso della lapide, ha riferito, in

un chiaro articolo sulla Rassegna

municipale

Torino,

le questioni

collegate coi risultati a tutta

prima sconcertanti della grande

operazione geodetica del nostro

Beccaria; a me, per cortesia

verso chi mi ascolta, non resterà

che accennarvi appena.

«Il Beccaria, di cui il nome di

battesimo fu Francesco e che

assunse quello di Giovanni Bat­

tista vestendo l ’abito dei chierici

delle scuole pie, nato a Mondovì

nel 1716, appartiene a quella

schiera di studiosi che tennero

viva la tradizione galileana del

metodo sperimentale e prepara­

rono il terreno alla rigogliosa e

gloriosa fioritura scientifica della

fine del Settecento e del principio

dell’Ottocento.

«Questo si può affermare a buon dritto di lui

oltre che come scienziato, come maestro, ufficio

ch’egli iniziò giovanissimo come professore di lettere

in Urbino; voltosi poi con entusiasmo e con successo

alle matematiche ed alla fisica, fu professore al Reai

Collegio di Palermo ed alle Scuole pubbliche del

Collegio Calasanzio di Roma, sinché, chiamatovi nel

1748, trentaduenne e già famoso, dal Re Carlo Ema­

nuele HI, salì la cattedra di fìsica sperimentale del-

l’Università di Torino, succedendo a Padre Garro,

e poco dopo anche quella di matematiche alla Scuola

di Artiglieria.

«Nell’Ateneo piemontese, rompendo tradizioni di

pedanteria infeconda e di meschinità dottrinale, egli

diede alla sua scuola un indirizzo tutt’affatto mo­

derno e cioè matematico e sperimentale insieme: le

sue lezioni perspicue e geniali furono affollate.

All’efficacia ed all’entusiasmo del suo insegna­

mento si deve se il giovane Lagrange fu definitiva­

mente distolto dal digesto e dalle pandette e spinto

verso le aeree vette delle matematiche, che raggiunse

e dominò da conquistatore: il Beccaria merita molta

riconoscenza per una così gloriosa paternità scien­

tifica.

«Ricorderò qui incidentalmente che il Lagrange

è vantato dai francesi come loro compatriota, mentre

bisogna risalire sino al suo bisavolo per incontrare

un autentico francese, il quale, dopo aver servito

il re Sole, servì Carlo Emanuele II e, rimasto a Torino,

vi sposò una Conti romana parente di Innocenzo XIII.

«Del grande scolaro del Beccaria, primo di n

figli, si può vedere a S. Filippo in Torino la fede di

battesimo, col nome italiano di Luigi Lagrangia.

«Scolaro del nostro fu pure il Cigna, fisico egli

pure di chiara fama, il quale, col Lagrange ed il

conte Giuseppe Angelo Saluzzo fondò quella società