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La principessa di Lamballe ed una lettera inedita

di Massimo d’Azeglio

lfonso Iamartine racconta:

Nella stessa ora nella quale l ’usciere Maillard

formava il suo tribunale all’Abbazia, due membri

della Comune, il giornalista Hebert e Lhuillier, si

nominarono loro stessi giudici sovrani nella prigione

della Lamballe, colla stessa preparazione sinistra, la

stessa orrenda disciplina dell’assassinio, lo stesso scel­

lerato procedere negli interrogatorii e nel pronunciare

le sentenze, le stesse precauzioni per detergere il

suolo dal sangue, gli stessi carretti per ammassare i

corpi, le stesse mutilazioni sui cadaveri, gli stessi

atroci giuochi colle teste mozzate, la stessa indiffe­

renza bruta dei carnefici che mangiano e tracannano

vino e acquavite, le stesse torde a vento che rischia­

rano nella notte questi saturnali macabri che hanno

il riverbero di pozze rosse di sangue umano. E alla

Force

cento e sessanta teste rotolarono in due giorni

sotto i fendenti delle sciabole ai piedi degli assassini.

Hebert e Lhuillier ne salvarono dieci, in gran

parte dame della regina. Chi riscattò, a prezzo di

danaro, queste vittime? Non si conteggiò la moneta

palesemente fra le mani dei giudici ma i colpi omicidi

che si abbatterono senza pietà e senza intercessione

nelle persone meno note e più povere risparmiarono

le più illustri e le più ricche. Si pesò il sangue pat­

teggiandone il prezzo per il maggior tornaconto. Questi

menzogneri atti di umanità ebbero, per accrescere

l’orrore del fatto, il loro mercato.

Il duca di Penthierre viveva ritirato nel castello

di Bizy in Normandia. L ’amore del popolo proteg­

geva la vecchiaia di questo signore munifico e buono.

Egli aveva avuto avviso della detenzione della nuora,

del fermento di Parigi, dei propositi di strage dei rivo­

luzionari e da lontano vegliava per la salvezza della

congiunta amatissima. Un negoziatore segreto era

stato dal duca inviato a Parigi portando centomila

scudi ed aveva intavolato trattative coi principali

agenti della Comune per riscattare la vita (fella

principessa. Altre persone, domestici e famigliali

della casa, avevano pure nella capitale degli incarichi

segreti e diversi per contribuire al successo dell’im­

presa. Dovevano frequentare gli ambienti e gli

uomini più autorevoli e pericolosi, avere confidenti

e spie nel personale subalterno della Comune, giron­

zare attorno alle prigioni per raccogliere notizie,

insinuarsi abilmente tentando la cupidigia dei più

ribaldi. E tutto questo occulto maneggio che fa­

ceva capo a palazzo Tolosa, proprietà del duca,