

A L B O R I E S P L E N D O R I D E L G IO R N A L I S M O T O R IN E S E
ficare che l ’opera d ’italianità interrotta voleva essere
ripresa, a Torino specialmente, dove erano più vivi
il presagio e la speranza del trionfo del movimento
politico nazionale. E nel discorrere sin dal primo anno
Di alcuni dei più necessari uffici della civile letteratura
d'Italia
cominciava con un monito pieno di sapienza
politica, che tutti gl’italiani dovrebbero avere scol
pito nella memoria e che solo l’Italia mussoliniana
ha sentito e ascoltato: «Nulla potrà l’Italia finché
ignorerà ciò che ella debba volere; ma potrà tutto,
quando, sapendo ciò che voler debbe, saprà con
efficacia volerlo ».
Intanto anche il problema pedagogico che. per
merito specialmente del Valerio e delle sue
Letture,
si era manifestato essenzialmente come bisogno di
educazione e istruzione popolare, era stato posto;
mentre altri valentuomini provvedevano a propagare
a grandi linee nel popolo il pensiero del Gioberti, del
quale Giuseppe Massari, compilatore del
Mondo illu
strato
del Pomba, era il confidente e l ’interprete più
devoto.
* * •
Dal pensiero politico di Vincenzo Gioberti sono
infatti in gran parte ispirati, direi quasi dominati,
i giornali italiani degli anni 1847 e 1848, e special-
mente, com’è naturale, i giornali di Torino.
Non che il giornalismo torinese, diciamolo schietto,
sia stato sempre giobertiano ad oltranza, perchè,
quando il grande filosofo sali al potere, è noto come
esso abbia in gran parte dissentito da lui. Ma l’in
flusso fu indubbiamente grande, e tanto più efficace
quando, come ho ricordato in principio, le HK. Pa
tenti del 30 ottobre 1847 venivano finalmente a
concedere al giornalismo un più ampio respiro.
È da allora che si può dire abbia inizio la vera
età d'oro del giornalismo politico torinese, e Torino,
raccogliendo l'eredità di Roma, di Venezia e di
Milano, diventa il centro dell’attività giornalistica
nazionale.
E anche se è vero che il movimento politico
italiano subì le più svariate vicende, ed ebbe le ma
nifestazioni più diverse; se è vero che i giornali e
le riviste, più dei libri, ebbero tale parte nella
formazione della coscienza nazionale, che parecchie
città italiane possono vantare una gloriosa storia
giornalistica loro propria, la quale attende ancora
oggi (sia detto fra parentesi), fra tanto sciupìo di
carta stampata, chi degnamente la scriva; nessuno
può negare che a Torino, e nei suoi giornali, bat
teva allora, più saldamente e più febbrilmente che
altrove, il cuore ardente dell’Italia.
E giacché le cifre hanno pure la loro eloquenza,
mi basterà ricordare che, mentre in due secoli, cioè
dal 1645, quando nasceva la gazzetta del Socini,
che fu la prima, al 1847, i giornali di Torino, esclusi
i tecnico professionali, furono in tutto un’ottantina;
in meno di ventanni, dalla fine del 1847 s*no ^ 1864,
quando la capitale si trasportava a Firenze, essi sali
rono a circa 150, dei quali ben una quindicina sol
tanto tra il 1847 e il 1848.
E più ancora che il numero, quello che importa
e che caratterizza il movimento giornalistico torinese
è la serietà che quei giornali dimostrarono e l’autorità
che seppero conquistarsi anche fuori dei confini dello
Stato sabaudo, là dove riuscivano, con molti stenti,
a penetrar di soppiatto e a diffondere, in mezzo ai
mille pericoli, la voce e il sentimento della patria
italiana.
* * *
Giornali come
II Risorgimento
del Cavour,
La
Concordia
del Valerio,
L ’Opinione
del Dina, la
Gaz
zetta del Popolo
del Bottero, per non accennare che
ai maggiori e più significativi di quegli anni, sono tali
nomi, non dirò nella storia del giornalismo torinese,
ma addirittura nella storia del giornalismo italiano,
che bastano a conferire a questa talora spregiata
professione i segni della maggior nobiltà.
E per la storia del giornalismo italiano la data
del 1848 è decisiva e significativa: il giornale cessa
dall’essere, più che altro, un semplice foglio d ’infor
mazioni, per divenire un organismo a carattere e
fondamento politico.
Onde, quando si pensc che nelle pagine del
Risor
gimento
arsero (è la vera parola) il cuore e la mente
del futuro tessitore dell’unità italiana, e da esse si
sparsero giorno per giorno i germi fecondi della
nuova coscienza civile e nazionale, sì che nessun
periodico può vantarsi d’aver tanto influito sulla
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