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L ’I N A U G U R A Z I O N E D I U N A L A P I D E I N M E M O R I A D I G. B . B E C C A R I A

l’attività cioè del Beccaria nel campo dell’elettricità

ed in quello della geodesia operativa.

«I suoi studi sull’elettricità, continuati con suc­

cesso e tenacia per oltre un quarto di secolo, vertono

sull’elettrostatica e sui fenomeni elettrici atmosferici

e sono raccolti in molte pubblicazioni, delle quali

cito le principali:

Dell’elettricismo naturale ed arti­

ficiale,

tradotto in parecchie lingue, del 1753; le

lettere, pure sull’elettricismo, al Beccari, presidente

dell’istituto di Bologna, al quale egli pure appar­

tenne; le relazioni sui suoi esperimenti elettrici,

apparse nelle

Philosophical Transactions

della Società

Reale di Londra nel 1760-66 e 67, indirizzate al

Franklin e, pure indirizzata a questi, la memoria

sulla sua teoria dell’elettricità vindice, del 1769,

quella sull’atmosfera elettrica del 1770 e sull’elettri­

cismo artificiale del 1772, ecc.; pubblicazioni che

diedero altissima fama all’autore in tutta Europa

e, specialmente la prima e l’ultima, raccolsero, a

volta a volta, lodi entusiastiche del Franklin, del

Priestley e dei nostri Toaldo ed Eandi, e che rac­

chiudono una mole imponente di esperienze di labo­

ratorio e di osservazioni delle manifestazioni elet­

triche dell’armosfera.

«Nel campo dell’elettrostatica, partigiano del­

l ’ipotesi frankliniana del fluido elettrico unico, in

opposizione a quella dualistica del Symmer, egli

studiò i vari aspetti dell’elettrizzazione per istro-

finio, le caratteristiche delle scariche in aria rarefatta,

portò luce nei fenomeni d’induzione, tentando la

sintesi teorica, elegante, seppure provvisoria, del­

l’elettricità vindice; affermò l’identità fondamentale

tra fenomeni elettrici e magnetici, studiò l’elettricità

del ginnoto e della torpedine. Alcune delle sue espe­

rienze rimaseroclassiche, come quella del «mortaio elet-

trico#edel «pozzo», chiamato appunto «del Beccaria»,

ed illustrato tuttora nei libri di testo. Ancora nella

seconda metà del secolo scorso un valente critico e

storico delle teorie elettriche, Giovanni Cantoni del-

l’Università di Pavia, metteva in luce esperienze del

nostro, dimenticate o non abbastanza comprese nella

loro portata teorica.

«Nel campo dell’elettricità atmosferica il Bec­

caria fu veramente pertinace ed ardito osservatore

e riuscì a risultati notevolissimi, saggiando la carica

elettrica dell’atmosfera coi cervi volanti ed i razzi,

“ attirando — come dice il Toaldo — il fuoco elet­

trico dell’atmosfera in casa „ — esperimento che al

fisico russo Richmann costò la vita — “ dando spie­

gazioni del fulmine e dei fuochi di S. Elmo „. Per

tali sue ardite osservazioni, compiute spesso presso

la sua Mondovì, fu chiamato il

mago della Garzegna,

dal nome di una collina a levante della città ed

arrischiò anche — aU’infuori dei fulmini di Giove —

di buscarsi una solenne e molto terrestre lezione dai

contadini, dopo una furiosa grandinata, imputata,

dalla loro superstiziosa ignoranza, a lui.

«Anche qui egli può ritenersi partigiano e conti­

nuatore del Franklin: basterebbe a dimostrarlo il

suo atteggiamento di aperto e caldo favore rispetto al

parafulmine, che il nostro esperimentò e perfezionò.

« Interessante e bizzarra la storia di questo stru­

mento: esso era stato inventato, come sanno tutti,

dal Franklin; ma il Franklin, oltre che grande scien­

ziato e grande pensatore, fu un ottimo patriota e

diede il meglio di sé stesso alla riscossa della sua

patria dalla dominazione britannica; nella lotta entrò

anche il parafulmine. L ’invenzione americana aveva

suscitato curiosità ed ammirazione grandi in Europa:

re Giorgio III d’InghilterTa e dietro lui la maggio­

ranza degli inglesi, fecero di tutto perchè fosse negata

la sua utilità ed ostacolata la sua applicazione. La

polemica prò e contro il parafulmine dilagò in Europa;

in Francia re Giorgio trovò un alleato nel vecchio ed

ambizioso Nollet, principe ormai spodestato del­

l’elettricità; ad Arias il parafulmine arrivò persino

in tribunale, perchè un tale ne aveva issato uno

sulla propria casa ed il municipio, sotto la pressione

della folla minacciosa, gli ingiungeva di toglierlo:

l’avvocato vittorioso del parafulmine fu il giova­

nissimo avvocato Robespierre, il futuro «incorrutti­

bile» del Terrore.

«Dopo questa vittoria poco nota del Robespierre,

il parafulmine comparve, non solo sulle case di

Francia, ma persino, in miniatura naturalmente, sui

cappellini delle parigine.

« In Italia il prime ed autorevole paladino della

bacchetto eretica,

come fu chiamato dai più super-

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