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V I N A U G U R A Z I O N E D I U N A L A P I D E I N M E M O R I A D I G. B . B E C C A R IA

filosofico-matematica torinese che poi nel 1783, in

forza delle patenti di Re Vittorio Amedeo III, di­

venne la gloriosa Reale Accademia delle Scienze,

dopo la morte del maestro, avvenuta nel 1781. Nella

privata società ora detta, raccolta nel palazzo Sa-

luzzo, a simiglianza di quanto fecero gli Accademici

del Cimento, i soci discussero e sperimentarono in

bella fraternità.

«L ’aver così degnamente e fruttuosamente tenuto

e fatto scuola basterebbe già a dare al nostro padre

monregalese una simpatica fìsonomia ed un posto

eminente nel mondo studioso del suo tempo.

«Ma un altro nome grande si riallaccia, con con­

tinuità quasi di parentela, al suo nella storia della

Scienza italiana: quello di Alessandro Volta; il Bec­

caria infatti, col Franklin, per dire solo dei mag­

giori, sono i precursori, i padri spirituali dell’inven­

tore della pila.

«Qui è l ’opera dello scienziato, non là parola del

maestro che si fece sentire sul Volta esordiente;

il 3° volume dell’Edizione nazionale delle Opere vol-

tiane, il volume dell’Elettrostatica, si apre con tre

scritti indirizzati al Beccaria. Si tratta, si noti bene,

delle prime due lettere scientifiche che si posseg­

gono del fìsico comasco, del 1765 e del 1767 e della

prima, famosa memoria scientifica sua, stesa in latino

nel 1769 sotto forma di dissertazione epistolare “ De

vi attractiva ignis electrici, e tc .,,; a 20 anni adunque

il Volta si rivolge al Beccaria come ad un luminare,

anche se in quest'ultima contrappone rispettosa­

mente alla teoria dell’elettricità “ vindice „ di lui

una sua teoria dell’induzione elettrostatica e sul

giuoco dei dielettrici, teoria che fu la feconda pre­

messa all’invenzione dell’elettroforo e del conden­

satore.

«Col nome del Volta siamo entrati nell’argomento

dell’attività scientifica personale del fìsico piemon­

tese, la quale fu varia, intensa, notevolissima.

«Della sua versatilità e della sua coltura teorica

fanno fede i suoi studi e le sue perspicue sintesi

sulle opere di Galileo, sulla teoria del pendolo, sulla

balistica; il suo trattato di ottica, molto chiaro e

molto pratico, la sua memoria sulla doppia rifra­

zione dei cristalli, pubblicata alla Società Reale di

Londra, che lo ebbe suo membro.

«La sua vasta perizia di osservatore e di speri­

mentatore si esercitò in lavori sul barometro e

l’igrometro, sulla macchina pneumatica, sul fosforo

e persino sulle acque di Vinadio e sulle pupille

animali.

<Alla sua competenza di fisico ed alla sua finezza

di misuratore furono affidati gli incarichi ufficiali

di fissare, con altri, norme relative ai pesi ed alle

misure e di determinare l'unità metrica per la valu­

tazione delle portate d ’acqua.

«Ancor più notevoli, dal punto di vista teo­

rico, nel campo della chimica, le sue esperienze

sulla calcinazione, che lo condussero ad

affermare

dovuto all’aria assorbita l’aumento di peso che si

verifica in quel fenomeno, e quindi indispensabile

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I & E iM N ik

ad esso la presenza dell’aria; tali conclusioni furono

comunicate dal Beccaria al Lavoisier, il quale a sua

volta ne riferì all’Accademia delle Scienze di Parigi.

Sarebbe temerario inferire da ciò che il chimico fran­

cese, ghigliottinato poi dal Terrore, sia stato inspi­

rato dall’italiano nella formulazione dd celebre prin­

cipio che fu base della nuova chimica; ma è lecito

inferire almeno che certamente il secondo ha, con le

sue esperienze, fornito al primo materiale per giun­

gervi e prove per corroborare quel prindpio.

«E si deve al Beccaria un’altra dimostrazione

sperimentale molto interessante, perchè vi si può

vedere un primo saggio di elettrochimica: dimostrò

infatti il nostro fisico che l’azione della scarica elet­

trica su alcune «calci terrose » ne metteva in libertà

il metallo.

«Questa vasta e varia attività scientifica, appena

riassunta per sommi capi, sarebbe già degna di

rispetto di per sè sola. Se essa era possibile in quei

tempi, che talora vien quasi fatto d’invidiare, in

cui la specializzazione non aveva peradco resi più

difficili i contatti e la comprensione Ira le scienze

affini e più difficile la sintesi filosofica, pur tuttavia

tale attività d dà la misura dd suo ingegno, della

sua cottura, della sua operosità feconda.

«Eppure non ho ancora accennato che per inci­

denza alla patte principale de&a sua attività, che

tutti gli italiani colti conoscono e che lealmente I

m

lasciato orme incanceDabfli neOa storia dd k satana:

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