

UNA MOSTRA DI DISCEPOLI DI FELICE CASORATI
Quali le caratteristiche principali dell’ultima mo
stra di questi devoti dell’arte casoratiana?
Anzitutto quella, ed importantissima, che se del
maestro si ha la sensazione nel raccolto, invitante
ambiente — loto abituale studio — in cui Imposi
zione era organizzata, se la sua presenza neU’animo
dei discepoli è evidente: qualcuno ha assimilato di
più altri meno, se tutti rivelano di subire il fascino
che a hù li attrae, nessuno dimostra di essere legato
ad un indirizzo rìgidamente prestabilito dal maestro,
poiché è sempre stato lui stesso ad ispirare e lasciar
negnamevi— scanna, s intende, e penetratiaa questi
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banalità o da opere comunque irriverenti (anche
solo nel senso di semplice indifferenza per quel de
voto rispetto, quella ammirazione e penetrazione
che ispira, esige il Creato nella multiforme varietà
delle sue manifestazioni: una religione che parte dal
cuore),
doventi
che nelle opere — il nudo compreso
e specialmente (se anche non può sempre attendersi
la bellezza e la spiritualità racchiuse per esempio, in
quei pochi decimetri quadrati rappresentati dalla
mezza figura di donna
per lo studio della
Savitri
di
Andrea Gastaldi, che s’ammira nella nostra Civica
Galleria d’Arte Moderna) — deve vedere riflessa la
vigoria, l’ascesa costante, infaticabile, la salute, in
una parola, morale e fisica di quella nostra sempre
più promettente e gagliarda generazione che è d'e
sempio nel mondo.
• • •
Se a queste desiderabili
di
stinzioni
si potesse così giungere
non sempre sorgerebbe la do
manda se l’arte novecentista
rispecchi realmente la febbre
ardente e generosa di quella
purissima giovinezza che ha per
messo e permette le superbe
realizzazioni del Regime e che
sono nostro quotidiano oggetto
d’intensa commozione e d’intimo
orgoglio.
E se per quest’ar e nuova,
altamente, possentemente cele-
bratrice della più prossima nostra
grande Storia, non si pretende
certo sempre di trovarci alla pre
senza, per esempio, d ’un Wildt,
per citare, fra i non pochi, un
grande scomparso, non si può
desiderare di meglio che le nostre
esposizioni possano ugualmente
essere visitate dalle nostre
fa
miglie,
dalle nostre
scuole
in
massa, dalle nostre
Giovani Ita
liane,
per esempio, le future, fio
renti madri italiane (cui supe
riore missione di responsabilità
ed elevazione attende); dalla
nostra
gioventù
insomma, come in ansioso pellegri
naggio a palestra di coltura e di idealizzazione, e
senza dover avere perciò la preoccupazione che possa
essere inaspettatamente sorpresa, influenzata, per
rivelazioni di discutibile gusto o offesa da qualche