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Nel 1250 Pietro di Savoia, principe legislatore e

guerriero, chiamato il

P icttU CmrUmagi

i», dopo d ’aver

eoa le a m i assicurato e d ilatato se i Vailese, nel

Cikiablese e nel paese di Yand i dominii che teneva a

titolo di appannaggio, chiese all’Abate Rodolfo in

(L’anello di S. Maurino).

L’impresa del ieone imprigionato dentro una b a r­

riera di ferro, animata dal motto suddetto, appar­

tenne a Filippo I con allusione alle gesta sue compiute

con strenuo valore insieme coi fratelli suoi. Mentre

era arcivescovo di Valenza e di Lione per la morte

del fratello Pietro, divenne Conte di Savoja (1268)

dando prova d i sagace accorgimento e di grande

energia, sebbene affetto da idropisia. F a nemico

rimo d i Rodolfo d’Abebnrgo, che combattè con

lice fortuna, ed al quale dovette pei cedete

BONIFACIO

(1244-1268)

NI POTIOR, MORIOR!

«

Se non me ne impadronisco,

preferisco morire

(allude a Torino).

(Leone che innegue una lepre fuggente).

Bonifacio succedette al padre Amedeo IV quand'era

ancor fanciullo ed ebbe per reggente dello Stato lo

zio Tommaso II. Questi, agitato dalle fazioni dei

guelfi e dei ghibellini, accettata battaglia dal Marchese

Guglielmo di Monferrato e dalla Repubblica d’Asti,

nel 1255 a Montebruno, dove rimase vinto c prigio­

niero, come più sopra dicemmo, perdette la città di

Torino. Bonifacio, appena maggiorenne, assediò To­

rino con l’intendimento di recuperarla; ma il Marchese

di Monferrato e gli Astigiani, novamente accorsi, die­

dero battaglia sulle rive del Po allo sventurato Boni­

facio che venne fatto prigioniero ed in ternato in oscuro

carcere. Morì di dolore e di languore in Savoia nel

1268, dopo aver assunto, negli ultimi giorni, il motto

e l’impresa sopradetti, per il suo stendardo.

PIETRO II “ Il Piccolo Carlomagno,,

(

1203

-

1268

)

SACRO PIGNORE FELI!

-

Felice per il sturo pegno!

MO T T I S T O R I C I S A B A U

dono l’anello di San Maurizio, e l’abate glielo consenti

con legge che dopo di lui fosse tenuto in perpetuo dal

Principe Regnante, cioè da quegli che porterebbe il

titolo — allora titolo sovrano — di Conte di Savoja.

Quest’anello che servi alla Corte Sabauda di simbolo

della presa investitura del Regno, che il Sovrano

soleva portare in dito nelle sacre solenni cerimonie e

nei casi di gran pericolo in guerra, fu infelicemente

sperduto durante la Rivoluzione francese. Era un

grosso e bel zaffiro ovale, leggermente convesso, con

sopra intagliata l’immagine del Santo guerriero a

cavallo, con lancia abbassata. Aveva gambo mas­

siccio d’oro, con ai lati due pavoni di smalto a colori,

ed era evidentemente lavoro d’arte romana o del

principio della decadenza.

Rubato, come dicemmo, nel 1798, l’oro venne fuso.

Dopo la restaurazione, la gemma preziosa giaceva

presso un orafo di Torino, il quale ignaro del suo

valore storico, la vendette ad un russo, che fu solle­

cito di far spianare il mediocre intaglio, al fin di valersi

del magnifico zaffiro come gemma. Il medagliere di

S. M. il Re in Torino serba l’impronta dell’anello di

S. Maurizio, e con quest’aiuto e col disegno che si ha

nell’opera del Pingon —

Augusta Taurinorum

— un

altro ne fece intagliare e formare Re Carlo Alberto.

FILIPPO I

(1207-1285)

STRENUTTAS INNATA MANET

m Innato resta il

valore.

(Leone rinchiuso in una barriera di ferro).