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f

artista nuovo: Antonio Maraini;

egli dopo un’acuta analisi di tutti

gli apporti del destino alla tua

azione ha inteso, anzi sentito che

in un tempo in cui dura è la fatica

della invenzione artistica, Tu porti

nella scuola e nella pittura la no­

stalgia della grande tradizione ita­

liana. E la invenzione si lega a

quella che in Te è la vera pecu­

liarità: l’emozione, in quanto Tu

sei un poeta ed un settentrionale.

Anelante desiderio di aderire

alla vita che in Te, come in Se­

gantini è nato nella infanzia un

poco chiusa, un poco timida; bra­

mosìa inquieta che sarà tutta la

forza e la tragedia dei migliori.

Penso, ancora una volta, a Ma­

saccio; senonchè lui dovette piegare

sotto la forza del suo male a venti­

sette anni. A vedere nella cupa

chiesa fiorentina il verdastro tu­

multo delle sue tempeste d'uo­

mini che annunciano gli uragani

della Sistina, si pensa subito a

questa inquietudine senza sorriso che sigilla il Poema

(li quel Sommo.

Ritengo che la tua realizzazione sia stata quella

della espressione; già fremeva nei tuoi paesaggi; ho

(jui un tuo studio di Cumiana della tua prima gio­

ventù: tecnica segantiniana, soffocato riso di rossi,

di verdi; una gioventù che non sa ridere; tutto è

velato di perle violette e grige e su tutto passa il

calar della sera; si potrebbe intitolare: Il Sabato

del Villaggio, chè anche un lume trapela angoscio­

FEL ICE CARENA NEL MIO STUDIO

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I * - N u d a • c a v a l l i

sissimo dalla « chiusa bottega >»come nel Cani

Leopardi. Raduno tutta la volontà nei ricordi e

imagino la tua personalità latina a crescere come

un pesco ancora gracile tra quella siepe urlante di

papaveri rossi, di fiordalisi azzurri, di grano d ’oro

che è il verismo di Giacomo Grosso. Sensualità non

tua quella che c’è ancora nel colore di «Madre »,

1912 (Mostra di Venezia); sensualità di «Anemoni »;

poi passaggio, aspirazione a inserire nella potenza

del colore la virtù della linea che la tradizione di

Giotto suggerirà sempre agli ar­

tisti veri; finalmente il tuo se­

condo tempo, ossia il passaggio

ad un largo senso decorativo

(Torino, 1919, « Contadini nel

sole ») e poi, ancora, qualcosa di

più che cercherò di illustrare.

Ero partito da Caravaggio: la

sua «Caduta di San Paolo » —

la tua tela « I pellegrini di Em-

maus ». Io vedo: verticale il pri­

mo, orizzontale il secondo, tanto

logico Caravaggio per esprimere

un cadere dall’alto con una ver­

ticale, come Tu per esprimere

una sosta con la linea orizzontale.

Abile intuizione d’entrambe; in

Caravaggio movimento, in Te la

stasi del riposo alla mensa. Lo

stesso 1 perchè» luministico del

cavallo che però in Caravaggio

la tema essenziale, così che non

interessa la caduta del Santo, ma

il volume ed il colore della bestia.

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